Fra questi vi è un sistema di due ruote mobili intorno al medesimo asse orizzontale, e munite sul loro contorno di otto armature M. La corrente giunge in K, sale nel filo E, ed investe un arco metallico o reotomo (o distributore) destinato a mandarla successivamente agli elettromagneti, e sospenderla quando incontro a questi ritrovansi le armature. A tale scopo l'arco o porta tre bracci c, terminati ognuno in una lama d'acciaio, che è alquanto distaccata da un'altra asta metallica, per cui la corrente può proseguire agli elettromagneti. Uno di questi bracci corrisponde coi due elettromagneti inferiori, e gli altri due ai due orizzontali. Al centro dell'arco medesimo vi è una ruota, dotata di quattro monticelli, sui quali poggiano le lame sopraddette, cosicchè ogni volta che uno di tali monticelli passa sotto una diversa lama, questa tocca l'asta, e la corrente è stabilita; e così gli elettromagneti operano uno dopo l'altro, e la corrente non ne lascia uno senza che passi a circolare intorno all'altro. Perciò le armature non arrivano che successivamente in prossimità di ciascun elettromagnete. È facile intendere come da questo moto circolare possa trarsi qualunque altro moto. Che se gli elettromagneti fossero posti sopra un carretto a quattro ruote, e fra queste si ritrovasse la gran ruota colle armature sopradescritte, se ne avrebbe una locomotiva elettrica.
Tutte le macchine di simil genere esigono nel loro uso spese troppo ingenti; e però non possono per ora sostituirsi al vapore.
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