A questo scopo alla caldaia (fig. 265.), che suol dirsi anche il generatore, si sottopongono due tubi (H) chiusi, e comunicanti con essa, chiamati bollitoi; oppure anche si fa traversare la caldaia medesima da un centinaio di tubi del diametro di 4 in 5 centimetri, aperti da ambidue le parti, e terminati da un lato nella camera del fuoco (R), e dall'altro nel camino (O), donde escono i prodotti della combustione; e allora la caldaia chiamasi tabulata. Dallery nel 1803 ne concepì l'idea, e nel 1827 Seguin la perfezionò. Così è assai accresciuta la superficie dell'acqua, che riceve direttamente l'azione del fuoco.
Ma le caldaie sono esposte a molti pericoli di esplosione; chè il difetto di solidità non è nè l'unica, nè l'ordinaria causa di tal disastro. Una cagione può essere il deposito, che nell'evaporare lasciano le acque non distillate. il qual deposito arriva a formare una crosta salina poco conduttrice del calorico; e però le pareti della caldaia possono riscaldarsi fino alla roventezza. Nel qual caso se avvenga, che la crosta in qualche parte si screpoli e stacchi, l'acqua verrà in contatto del metallo rovente, e si convertirà tutto ad un tratto in una grande quantità di vapore, dotato di una forza superiore a qualunque resistenza. D'altra parte il raffreddamento istantaneo della parte, che viene in contatto coll'acqua, modificandone la struttura molecolare, la renderà fragile. A questo inconveniente si pone riparo alimentando la caldaia con acqua pura più che si possa, o meschiandovi delle sostanze, che mantengano il deposito allo stato polverulento.
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