È in questo cilindro, che il vapore per un apposito condotto (c) si precipita, in virtù della sua espansività, e da origine al movimento. Infatti per un congegno, che descriveremo fra poco, quando lo stantuffo sta in alto, si apre un esito all'aria o al vapore inferiore, ed è dato accesso al vapore che sopravviene dalla caldaia, affinchè inondi la parte superiore del cilindro medesimo; quando poi lo stantuffo è caduto in basso, si chiude nella parte superiore (al P) l'ingresso al nuovo vapore, e nella inferiore si apre un egresso a quello, che vi si era introdotto poco prima. A questo modo lo stantuffo (P) è forzato dalla forza elastica del vapore ad andare su e giù. Tutto qui dunque si riduce a trovar la maniera di dare alternamente questi ingressi, e questi egressi al vapore. Or questo si ottiene nella così detta camera di distribuzione.
Il vapore, che per elasticità fugge dalla caldaia, viene al cilindro pel condotto (c): ma questo invece di mettere immediatamente al cilindro imbocca nella camera, sovrapposta ad un fianco del cilindro, cioè appunto nella camera (b) di distribuzione. La quale è chiusa per ogni parte, ma dentr'essa si ritrovano sulla parete del cilindro (fig. 266.) le bocche
di tre condotti; uno (u) che va al cielo del cilindro, l'altro (n) che va al fondo, il terzo (a) che per un canale (o) esce fuori della camera e del cilindro. Inoltre vi è nella camera stessa (l) come un cassettino o tiratore (al); il quale è grande tanto da poter ricoprire la bocca mediana (a), ed una delle due laterali (u od n). E poichè questa, che vien chiamata valvola a tiratore, può scorrere su e giù sulla parete del cilindro; così quando sale (fig.
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