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      Esigo che all'importo, che mi sarà destinato ad indennizzo, vengano aggiunti gl'interessi degli interessi in base ad un computo ch'io v'insegnerò».
      Gli anziani dimostravano di consentire.
      VIMa il decrepito Hussein s'alzò per manifestare un'opinione ben differente:
      «Il tuo computo noi lo conosciamo già, disgraziatamente. Sappi, Achmed, che la tribù non è più quella che tu lasciasti. Ho paura che il tuo viaggio sia stato inutile, perché noi, oramai, di leggi ne abbiamo anche troppe. Non si poté attendere il tuo ritorno per compilarle, e furono fatte giusta i bisogni che ci parevano urgenti, e seguendo assiomi che ci sembravano naturali. Pareva che queste leggi dovessero condurci alla felicità, e invece la tribù di eroi, che hai lasciata, s'è mutata in un agglomerato di vili schiavi e di prepotenti padroni. Oh! beato Alì, che non volle fermarsi con noi a coltivare questa terra traditrice! Sappi che io non dormo una sola notte intera dal rimorso di aver consigliata la tribù ad abbandonare la vita nomade. Ho voluto attendere il tuo ritorno per prendere una decisione che ci tolga a questo stato. Se tu ci saprai raccontare di un popolo, che, toltosi alla vita nomade, abbia saputo vivere più felicemente di noi, allora ti farò contare i tuoi interessi degli interessi. Altrimenti tu non riceverai nulla, e noi, così almeno io spero, torneremo alla vita nomade».
      Achmed chiese un giorno di tempo per riflettere. La cosa era troppo importante per venir risolta su' due piedi; gli interessi degli interessi del suo capitale dovevano produrre una somma elevata.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





Hussein Achmed