Fu sforzo vano. Il Merti esclamò dalla carrozza: «Oh! dottore!» e subito beato di aver l'occasione di richiamare a sé la moglie, urlò: « Amelia!». Così Amelia e la bambina furono presto accanto all'equipaggio ove li attendeva Paolo col figlio suo. Donata aveva allora sei anni e s'intimidì al vedere una nuova faccia. Amelia aveva salutato Paolo gentilmente, decisa come era di non privare la figlia di un medico ch'essa stimava moltissimo. Poi si scherzò e si finì con l'obbligare Donata a dare la manina a Carletto e camminare con lui. Carletto gentilmente trattenne la manina del piccolo essere che gli trotterellava accanto. Amelia con gli occhi lucenti guardava i due piccoli animali ugualmente belli la cui differenza di colore risaltava maggiormente nella viva luce solare. «Li mariteremo insieme!» disse essa sorridendo. «Sì» disse Paolo. Lui non guardava i bambini e dalla beatitudine non aveva parole. Se la carrozza non avesse cigolato presso iLA MADRE
In una valle chiusa da colline boschive, sorridente nei colori della primavera, s'ergevano una accanto all'altra due grandi case disadorne, pietra e calce. Parevano fatte dalla stessa mano, e anche i giardini chiusi da siepi, posti dinanzi a ciascuna di esse, erano della stessa dimensione e forma. Chi vi abitava non aveva però lo stesso destino.
In uno dei giardini, mentre il cane dormiva alla catena e il contadino si dava da fare intorno al frutteto, in un cantuccio, appartati, alcuni pulcini parlavano di loro grandi esperienze. Ce n'erano altri di più anziani nel giardino, ma i piccini il cui corpo conservava tuttavia la forma dell'uovo da cui erano usciti, amavano di esaminare fra di loro la vita in cui erano piombati, perché non vi erano ancora tanto abituati da non vederla.
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