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      Oramai il grembiule fine non esiste più ma nella mia giovinezza era proprio l'attributo della fanciulla. E su Antonia quel grembiule era veramente eccitante.
      «Dunque» disse Orazio «tu alla caccia dell'orso non ci vuoi venire?»
      Con dolore mi rivolsi a lui: «Anzi! Anzi!» dissi. «Vorrei però essere informato donde sia capitato tale orso. E se fosse semplicemente un orso domestico scappato al suo padrone? Figurati che sorpresa la nostra se dopo di aver ammazzato il bestione gli trovassimo indosso un collare col nome del proprietario e l'indirizzo». Avremmo distrutto una parte d'umanità perché la bestia rappresentava il frutto di un lavoro umano non facile.
      Io sapevo la storia di un cane domestico ch'era stato ucciso non so più in che paese, per essere stato preso per un lupo. Le armi da fuoco erano anche perciò una cosa nefanda: Raggiungevano l'obbiettivo senza permetterne prima un'accurata disamina. Mi rivolsi di nuovo ad Antonia e al suo grembiule: «Si tocca il grilletto ed è finita. È un'infamia che tanta potenza sia stata posta alla disposizione dell'uomo».
      Antonia protestò: «Guai se non ci fossero i fucili. Gli orsi camminerebbero per le nostre vie».
      GIACOMONelle mie lunghe peregrinazioni a piedi traverso le campagne del Friuli io ho l'abitudine d'accompagnarmi a chi incontro e di provocare le confidenze. Io vengo detto chiacchierone ma pur sembra che la mia parola non sia tale da impedire l'altrui perché da ogni mia gita riporto a casa comunicazioni importanti che illuminano di vivida luce il paesaggio per cui passo.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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