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      Così anche l'odore del cibo e quello della vecchia Anna si fondono. Procedemmo sempre oltre insieme. Ero certo che giacché il padrone non me lo impediva io dovevo seguire quel mio piccolo grande amico. E si discese e si risalì e si attraversò un bosco e là scopersi un nuovo olezzo. Non era la bestia che giaceva nella bisaccia perché questa era sospesa in alto mentre la nuova aveva colorato l'intero sentiero sul quale noi ci si moveva. Pensai: "Peccato che non c'è il padrone!". Ma perché non era venuto? Feci uscire la preda dal folto di un cespuglio e l'uomo con un colpo ben mirato la fermò e la mise insieme all'altra nella bisaccia.
      Ora si era più lieti ancora insieme e Argo fu accarezzato anche dal maggiore dei due. Poi si arrivò ad una casa ove c'era anche una vecchia Anna dall'odore di cibo ed ebbi di questo in abbondanza. Non mi lasciarono visitare tutta la casa, ma mi confinarono alla cucina. Più tardi l'omino mi portò dello strame ed ebbi un giaciglio abbastanza comodo. Tuttavia non mi fu possibile di pigliar sonno. E nell'oscurità, lasciato così solo in mezzo ad odori del tutto nuovi, mi misi ad ululare: Chiamavo il padrone e anche la vecchia Anna. Oramai la mia scorreria era terminata. Perché non venivano?
      Venne invece il più grande dei due uomini. Io mi rizzai per fargli festa. Con un ceffone mi ribaltò sul giaciglio ed io intesi che voleva io stessi zitto. Continuai a lagnarmi fra me e me e restai solo e silenzioso per lungo tempo. Già nella cucina si stava meglio e il suo odore mi pareva più piacente.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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