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      Rividi più volte l'uomo e l'omino perché stavano dalle parti ove abita Titì. Non li seguii mai più perché gli odori si possono dimenticare ma non le nerbate.
      IIIUn odore che non si scambia è quello di Titì perché è l'unico al mondo. Unico perché si sente talvolta anche quando chi l'emana non c'è e non è mai passato per di là.
      Ricordo che una sera io ero chiuso in cucina con la vecchia Anna accovacciata al focolare. Nella noia, io ricordavo le mie corse per la montagna con il padrone o da solo. Ricordavo gli odori di prede ed uomini e stavo là tranquillo a guardare Anna e a riposare. Improvvisamente ricordai che una volta che spiavo l'odore di una lepre (un vero sentiero fatto dalla preda) m'imbattei in Titì attratta dallo stesso odore perché io e Titì amiamo le stesse cose. Il suo odore coperse naturalmente con la sua potenza quello della lepre che fu lasciata tranquilla. Subito a questo ricordo non seppi restare tranquillo in quella cucina perché l'odore di Titì era entrato traverso le porte e le finestre chiuse. Io mi lanciai contro la porta per raggiungere Titì che, certo, doveva trovarsi nelle vicinanze. La vecchia Anna credette tutt'altra cosa e mi mandò fuori. All'aperto l'odore di Titì era diffuso come in cucina. Tutto il vasto spazio diceva di lei. Annusavo le cose più stupide e c'era; me lo portava il vento ed io lo affrontavo per avvicinarmi all'essere amato. Ma questa volta mancava la traccia perché l'olezzo proveniva anche da destra e da sinistra. Tanto effluvio e Titì non c'era.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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