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      Gli uomini e gli olezzi che non sanno il dolore non mi danno ascolto.
      La catena e la museruola sono solo per Argo. La museruola è un pezzo di preda che non è né coperta né sincera. Io non so che cosa sia. Certo è una muraglia posta fra me e il creato, una nebbia che copre e rende meno distinta la vita.
      È ben vero che vicino alla nostra abitazione c'è un cane ch'è alla catena il giorno intero. Ma non ne soffre! Bestia curiosa, quella! Non so il suo nome e credo non ne abbia alcuno. A che cosa gli servirebbe un nome quand'è certo che a nessuno salterebbe in testa di chiamarlo visto ch'egli non potrebbe accorrere? Dorme gran parte della giornata. Quand'è desto s'allontana dalla sua cuccia quanto la catena concede ed è contento di star seduto sulle zampe posteriori ad osservare tutte le cose che non hanno catena.
      S'arrabbia solo quando fra le cose che sono senza catena vede me. Non credo mi voglia male. Il poverino non sa meglio e crede che la catena sia una necessità per tutti i cani. La crede una legge. Di solito gli passo accanto senza guardarlo; ma un giorno ch'ero col padrone egli si mise ad urlare ed io temetti che il padrone ascoltasse il suo consiglio di mettermi alla catena. Lo assaltai e, per farlo tacere, lo azzannai al collo. Mi trovai la bocca piena di solo pelo così ch'egli poté svincolarsi e ribaltarmi. Per fortuna mi riuscì ancora di fare un tal balzo che a lui, trattenuto dalla catena, non fu più possibile raggiungermi. Allora, da lontano, gli urlai minacce e maledizioni mentre egli rispondeva tutto il suo odio per me libero.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





Argo