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      ». E Marianno dovette sorridere. Nella prima gioventù ogni sorriso pervade le più intime fibre e qualunque pensiero ne viene interrotto. Poi, a casa, a cena, Alessandro infocato e reso più geniale per il vino, ritornò sull'argomento. «Quando mamma ti dice cattivo devi crederle e devi credere quando io ti dico che sei buono! Devi vedere con chi parli. E quando io cambio di parere e ti dico che sei cattivo devi credermi pure! Si è cattivi o buoni anche secondo l'orologio. Devi guardare anche quello!». E tirò fuori il suo orologio d'argento di cui andava superbo. «Ecco! Ora che mangi sei buono! E quando dormi, poi!». Ma Marianno col naso nel piatto al problema non ci pensava più. Trascorsero molti anni prima ch'egli arrivasse a comprendere l'importanza della domanda ch'egli si era rivolta.
      E ci furono altri istanti di serietà nella sua piccola mente che doveva intorpidirsi nel lavoro manuale. La piccola Adele passava la giornata insieme ad altre sue coetanee presso una maestra che le insegnava a cucire ma anche leggere, scrivere e far di conti. Mamma Berta pagò per un anno intero quindici lire al mese per compiere l'educazione della figlia; e se ne vantava dimenticando di dire che in quelle quindici lire era compresa anche la spesa per la colazione. Ma insomma così venne qualche libro in casa e Marianno non dimenticò quel poco che aveva appreso all'Ospizio. Ricordò sempre l'impressione che gli aveva fatto un libro di lettura che Adele e lui lessero da capo a fondo più volte. Era la storia di un ragazzo che aveva dato grandi dispiaceri a suo padre e che poi aveva voluto avere prontamente la sua parte d'eredità e con quella s'era allontanato dalla casa paterna.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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