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      Infine la barca si svincolò quando l'altra barca e la gondola si ritirarono. Allora procedette attraverso allo stretto Rio con la prora innanzi. Si camminava piano e nel tepore del vino e del giugno Alessandro s'addormentò.
      Di quell'epoca a Marianno che passava tutto il suo tempo in bottega e nelle strette Calli non rimase alcuna impressione sia di bellezze naturali che artistiche. Quella sera nella luce crepuscolare sentì la bellezza modesta e persino rustica nella sua serietà del vasto Rio di Noal. Fu un'impressione di pace e di sollievo nel giovinetto cuore. Non parlò mai di quel Rio perché a lui parve che quel sentimento fosse stato ispirato unicamente da un suo speciale, felice stato d'animo. "Come sono bello!" pensò.
      Poi lui e Menina decisero di lasciare Alessandro a smaltire la sua sbornia in barca e s'allontanarono rincorrendosi nelle Calli tanto più oscure del vasto Rio.
      IIDa un giorno all'altro Alessandro restò privo di lavoro. Era una cosa inaspettata perché la bottega che Alessandro aveva ereditata da suo padre non aveva mai mancato di lavoro. In complesso già pel padre il cliente maggiore era stato un grande esportatore di perle di Murano. La bottega poi forniva dei mastelli alle case del rione, lavoro che aveva avuto qualche importanza prima della costruzione dell'Acquedotto ed ora non ne aveva alcuna.
      Un giorno capitò da Murano un impiegato della fabbrica ad avvisare Alessandro che intendevano di non prendere altri barili avendo finalmente scoperto che l'impacco buono per le perle era la cassa.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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