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      Come lavorava e come era sempre lieta e serena; tanto lieta e serena - diceva il signor Perini - come se avesse riposato il giorno intero. Era del resto affare d'abitudine perché il lavoro occupava nella sua giornata il tempo che nell'altrui occupava la quiete. S'alzava alle 5 del mattino e andava avanti a lavorare fino alle 9 della sera. Aveva tre figliuoli di cui uno, la Maria, con la sua malattia agli occhi le costava un occhio della testa. La paga di Cimutti non bastava perciò e Lisa aveva accettato di lavare per il signor Perini e di prestare dei servizii in sua casa verso una mite retribuzione. Cimutti era un buon lavoratore, vogatore di barche grosse conosciuto a Venezia ma aveva bisogno di una parte della sua paga per tenersi vivo... come diceva lui. Così l'impiego della Lisa era divenuto una necessità ed ella s'era messa di tutta lena a guadagnarsi l'affetto e la fiducia dei signori Perini. Marito e moglie passavano a lei i vestiti smessi e quelli di Arturo il figliuolo ch'era agli studii e che ben di rado veniva a Murano. Non era molto perché tanto il signore che la signora Perini restavano molto in casa e consumavano i loro indumenti fino all'ultimo ma tutto veniva accettato dalla Lisa con tanta riconoscenza che faceva piacere riservarle ogni straccio per vederla subito lieta della sua sorte. Era una donna ancora giovane ben al disotto dei 40 anni dal corpo deformato, la pancia molto ingrossata ma la faccia ancora fresca, negli occhi azzurri una luce di gioventù e di bontà. E come il signor Perini le diede il saluto della mattina, essa alzò anche una volta gli occhi dal mastello per rispondere con un sorriso.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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