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      Il padrone perciò si volse al suo studio lieto dell'effetto prodotto. Ma se il remo avesse potuto parlare avrebbe raccontato che mentre Cimutti lo moveva con tutta energia mormorava: «E adesso all'osteria!» in puro italiano come sogliono spesso i veneziani quando abbisognano di tutte le consonanti per segnare meglio il loro pensiero.
      A colazione il signor Perini disse a sua moglie di quanto gli era successo con Cimutti e parlandone s'animava ricordando con quanta benevolenza e con quanta abilità egli aveva saputo trattare. La moglie che aveva passata come lui la cinquantina ma era tuttavia bionda e rosea lo guardava sorridente lieta di vederlo tanto animato. Quei quattro operai unici abitanti come loro sul canale di Serenella rappresentavano molta parte della loro vita. Li conoscevano tutti, conoscevano i loro bambini, le loro mogli, le loro qualità e i loro difetti. Il lungo e vecchio Bravin era il più sodo e più coscienzioso di tutti. Cimutti e Andrea il gondoliere erano buoni e destri ma beoni. Andrea - Dio sa come - prima di entrare da loro - aveva bevuta tutta una bottega di pesce e poi una d'indoratore che aveva ereditata. Perciò lo chiamavano bevi-botteghe ciò ch'egli sopportava con rassegnazione sapendo ch'era vero. Del resto buon ragazzo e si diceva anzi a sua lode che quando era ubbriaco era molto più divertente che quand'era sobrio. Infatti quando non aveva bevuto era di poche parole e in corte raccontavano che sua moglie Nina una bionda giovine alquanto appassita amava di sapere che a suo marito non mancasse il bicchiere di vino anche se non fosse suo destino di berlo di frequente con lui.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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