Pagina (144/387)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      La Pietà egli l'aveva vista a Trieste ma doveva essere riprodotta in forme colossali tali che alla distanza di un chilometro cioè dalle Fondamenta Nuove si avrebbe potuto percepire le due figure della Donna che consola l'Uomo inginocchiato e riposante nel suo grembo. L'acqua salendo avrebbe dovuto poter coprire il piedestallo e lambire i piedi delle due figure. Certo il monumento doveva essere rivolto al Cimitero e così anche dalla spiaggia sua il signor Giulio avrebbe potuto vederlo tutto, immoto nell'acqua sempre nuova e viva.
      Cimutti ritornò a prendere la gondola. Al suo solito, camminando col suo passo svelto, parlava a voce alta. Parlava tuttavia dell'acqua che calava così fuor di proposito. «E bisogna fare anche presto perché di qui a mezz'ora non sarebbe più tempo! Buono che lei ci ha pensato!» disse al padrone. E per ingraziarselo aggiunse: «E poi dicono ch'ella non lavora. Guai se non ci fosse». Il signor Giulio che stava facendosi una sigaretta a queste parole fece quel piccolo movimento inevitabile in chi si sente penetrare nella carne uno spillo. Qualcuno doveva aver detto ch'egli non lavorava. E guardando la sigaretta le labbra che dovevano presto lasciar passare la lingua per umettare la carta fine si atteggiarono a rancore. Lo avevano mandato a quel posto - i suoi fratelli Nino ed Ugo - come ad una sinecura. Egli sapeva bene, accettando, che non sarebbero stati tanto buoni e poi lui non era uomo da accettare una sinecura. Arrivato qui s'era messo a lavorare a tutt'uomo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





Pietà Trieste Fondamenta Nuove Donna Uomo Cimitero Giulio Giulio Nino Ugo