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      Anzi quasi sempre quando si era soli nella stanza da pranzo, domandavano una alla volta la ripetizione di tutte le cose ch'essa sapeva delle rappresentazioni di tipi di maestrine di classi inferiori o di ragazze al ballo o imitazioni di tipi della famiglia come la moglie del vero padrone del luogo cioè il fratello maggiore del signor Giulio, una signora alquanto imperiosa e impaziente e sempre in corsa attraverso la vita. Quando veniva in Serenella, di Serenella non si poteva più parlare. La piccola Olga faceva docilmente la seconda parte in tutte le commediole di Italia e ci si divertiva un mondo. Anche il Nini sapeva all'occasione collaborare con certi suoi lazzetti che finivano sempre col farlo capitombolare sul tappeto.
      La signora Anna chiamava ora il caffè e il marito. Essa usava prendere il caffè in letto e il signor Giulio andava ogni mattina ad aprirle le persiane e a mettersi poscia accanto al suo letto per prendere insieme il caffè. Dopo la nascita del Nini la signora Anna non era stata più bene e fra le altre molteplici cure che le erano state imposte c'era anche quella di restare in letto circa metà della giornata. Era stata una buona donna di casa la signora Anna ed ora non le serviva più che il suo occhio. I due fratelli del signor Giulio facevano una grande stima di lei mentre avevano un sincero disprezzo per lui quale uomo d'affari. Lo celavano appena, appena tale disprezzo. Prenderlo con loro in ufficio non avrebbero voluto perché persone vive e attive non potevano sopportare accanto a loro un sognatore eterno come quello, affetto anche da una specie di follia del dubbio che faceva di ogni affare una ridda di affari perché - si sa - ogni affare può dar luogo a dieci dubbi.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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