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      E non lo celavano neppure alla signora Anna che quella posizione a Murano era stata creata in riguardo a lei piuttosto che in riguardo a lui. La signora Anna dunque non poteva farsi illusioni sulle capacità commerciali del marito ma ciò non che il suo affetto, non diminuiva neppure la considerazione in cui essa lo teneva. Perché in complesso anche i sogni del signor Giulio erano cosa che rendeva più lieta e facile la vita solitaria in Serenella. E poi la coscienza che in quel luogo solitario s'era finalmente trovato il luogo dove il signor Giulio inerte e buono era e si sentiva felice rendeva quel soggiorno ben aggradevole. Poi l'inerzia tanto favorita da quella solitudine era favorevole anche a lei che aveva le gambe malate. Tutti a Trieste furono stupiti di vedere i due coniugi adattarsi tanto bene alla nuova vita. Nessuno lo avrebbe creduto neppure loro. La solitudine era grande continuavano a dire i coniugi Linelli e i loro congiunti ma vi era tanta gente buona e servizievole che questa solitudine attenuava... Certo questa buona e servizievole gente non bastava ad annullare la solitudine.
      Il signor Giulio se fosse stato sincero avrebbe dovuto confessare che l'unico e solo male di Serenella era la dipendenza da Trieste. Levata Trieste Serenella sarebbe stata un soggiorno cui nulla avrebbe mancato. Il fratello Nino ch'era quello che rivedeva i conti che venivano da Serenella inviava di tempo in tempo degli scritti fulminanti in quel luogo tanto tranquillo. S'accorgeva di qualsiasi piccolo aumento di spesa nella gestione e mandava dei brevi scritti con i quali rendeva note le sue conclusioni e nello stesso tempo le sue decisioni.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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