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      Si avevano una volta delle grandi lavorazioni di sacchi in Serenella per esportare della merce che vi arrivava sciolta con delle barcaccie. Un bel giorno Nino fece una visita al deposito. Girò un paio d'ore per il deposito e assistette al riempimento dei sacchi in verità un po' malagevole visto che un operaio doveva tenere la bocca del sacco mentre un altro lo riempiva. Il signor Nino stette a guardare per un pezzo il grosso uomo adibito ad un lavoro tanto leggero. Propose di mettere al posto del facchino una delle donne che cuciva i sacchi. Il signor Giulio si mise ad obiettare: Le donne adibite alla cucitura dei sacchi erano contate; non si poteva toccarle. «Domani ne prenderai una di più» rispose seccamente Nino. «La stagione non è precisamente favorevole per ingaggiare delle donne a Murano» osservò Giulio con un sorriso di superiorità per chi voleva ingerirsi senz'intendersene negli affari cui egli sovrintendeva. Senza rispondere Nino si rivolse alla donna che teneva il sacco: «Mi occorrerebbe un'altra donna per questo lavoro dei sacchi». La donna lasciò cadere il sacco credendo le fosse stato dato l'ordine di correre a Murano a cercare subito una. «Non occorre mica tanta premura» disse Nino allontanandosi sorridendo e continuò il suo giro. Passò dal bottaio, Bortolo, un uomo sorridente sempre, l'unico veneziano in Serenella, debole e astuto. S'informò da lui sul prezzo delle doghe a Venezia ma subito risultò che si ritiravano in gran parte da Trieste. Nino si fece una notizia nel suo libretto e non ne parlò più. A tavola scherzando parlò ancora della difficoltà di trovare delle donne che vogliano lavorare a Murano.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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