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      Würzburg! Una città pulita, fine, poco popolosa. Degli studenti in berretto azzurro. La famigliuola visitò un palazzo enorme contenente dipinti di autori italiani. Roberto ricordava una stanza dall'eco che ridava moltiplicato il suono che la provocava. Stracciando un pezzo di carta si otteneva il suono di una tromba.
      Ma a Würzburg ci fu anche l'avventura che mise in subbuglio la famigliuola. Il padre offerse in pagamento all'albergo delle banconote della Banca Triestina allora autorizzata per diritto antico ad emetterne. L'albergatore scese dal corto suo trono dietro una balaustrata di legno spaventato che si volesse appioppargli della moneta simile in pagamento e uscì a sorvegliare l'ospite. Urlò, proprio urlò e così il padre di Roberto fu obbligato ad andare da un banchiere per ottenere verso le sue banconote delle monete correnti e lasciare nel frattempo la famiglia e i bagagli in pegno.
      Roberto non si spaventò. Non ricordava nulla che fosse somigliato ad uno spavento. La vita era sempre trascorsa così sicura per lui che non sentiva potesse dipendere dal denaro. Era un suo diritto la vita e non vedeva l'importanza della cosa. Ma la madre che non intendeva il tedesco s'era spaventata. Aveva alzata la veletta per asciugarsi delle lagrime che le bagnavano le guance. Piangeva con grande facilità agitata dal lungo viaggio, dall'imminenza del distacco dai suoi figliuoli e anche dalla preoccupazione per la salute del terzo dei suoi maschi rimasto alquanto indisposto a casa. Dalla partenza da Trieste in poi non erano stati raggiunti da alcuna comunicazione da casa.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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