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      Eccone una di queste isole: piena di luce e di dolore, e proprio marcata in modo da poterla vedere tutta e nello spazio suo.
      Il signor Beer dimostrò quel giorno la sua abilità politica. Dopo il pranzo padre e madre si divisero dai due fanciulli, la madre in dirotto pianto così che il padre era più occupato a incuorarla che a congedarsi dai figliuoli. I due fanciulli diedero anche segno di una emozione grande e allora intervenne il signor Beer che parlò col padre. Questi annuì fortemente come a proposta che confaccia e subito spiegò ai fanciulli che se si fossero mossi subito avrebbero potuto arrivare in luogo donde avrebbero avuto l'opportunità di rivedere per l'ultima volta i genitori.
      E così i due fanciulli tenendosi per mano seguirono il signor Beer nel suo eterno palandrone. Abbandonavano i genitori ma subito si apprestavano a raggiungerli ancora una volta.
      Il signor Beer indirizzava loro di tempo in tempo qualche parola ch'essi non intendevano e fiduciosi continuarono a seguirlo. Camminavano per un sentiero dal quale non vedevano il fiume ch'era lontano ma solo il fitto rigoglio di piante e canne alle sue rive. Presto il signor Beer che oramai li precedeva parve assorto in profondi pensieri e precedeva di poco con passo lento i due fanciulli che tenendosi per mano lo seguivano. Com'era fatta quella linea ferroviaria da permettere con quel passo di raggiungere il treno che poco prima era partito? Un'impazienza spingeva i due fanciulli e indusse Armando a battere i tacchetti in ritmo accelerato abbreviando il passo per non urtare il signor Beer che li precedeva.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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