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      Roberto lo imitò. E avvenne una cosa che meravigliò i due fanciulli. Il ritmo d'Armando s'impose al signor Beer il cui passo s'accelerò senza ch'egli se ne accorgesse. Il sognatore procedeva senza volgersi.
      Armando rise, non Roberto che aspettava ansiosamente di rivedere i suoi genitori. Nella sua anima giovanile c'era la speranza di poter riattaccarsi alla madre e definitivamente. Perché la separazione minacciata doveva aver luogo?
      Il signor Beer si riaccostò ai fanciulli e li avviò per un sentiero che s'allontanava dal fiume e li portava verso la collina. Ai piedi della stessa e arrampicandovisi di poco il sentiero piegava verso il villaggio. Poi il signor Beer rimase col passo e col pensiero accanto ai fanciulli incuorandoli ad ogni tratto con qualche parola che doveva essere francese e ch'essi non intendevano.
      Da quella parte il villaggio si diluiva nei campi in case più alte e più vaste prive di qualunque adornamento, muratura alla base costruzione in tavole in alto col tetto erto di tegole recenti.
      E così arrivarono di nuovo alla cascina da cui erano partiti. Il cuore di Roberto batteva. Accorato Armando ebbe subito gli occhi pieni di lacrime ma pareva già avviato alla rassegnazione e si fermò alla porta. Invece Roberto che subito intese come Armando interpretava la truffa ch'era stata fatta loro, prima che alcuno potesse trattenerlo si mise a correre su per le scale. Dove andò? Nella stanza da pranzo dove avevano poco prima preso congedo dai genitori o in una stanza da letto dove i genitori avevano dormito?


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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