Con poco rispetto - pareva che oramai la sua promessa non avesse più importanza oramai che essi erano vecchi e che ambedue i loro figliuoli per la prima volta avevano abbandonato, indipendenti, la casa paterna - parlò della religione. «La religione addobbava la donna desiderata. Non attizzava forse il desiderio il tempio di Vesta, lo ricordi?»
Certo essa era stata tolta alla sua solitudine. Se questo era lo scopo del lungo discorso, era stato raggiunto interamente. Anch'essa sorridendo raccontò: a vent'anni lo aveva accolto con una grande speranza, quella di convertirlo. E sorrise della propria ingenuità. Era dunque vero che tutto quello che avrebbe dovuto dividerli li aveva riuniti. Lui le corse dietro per distruggere la legge di Vesta e lei lo accolse per fare l'atto di proselitismo cui era stata preparata. Ma avevano percorso facilmente insieme il lungo cammino: ecco che ora il figliuolo era ateo e la figliuola religiosa. Si rispettavano e viaggiavano insieme. Poi ebbe una parola ch'egli ricercò e volle per abbellire il proprio discorso ma che fu meno dolce a Teresa: eternamente forse la mitologia resterà la sorte della donna.
Poi, accorgendosi di averla ferita, cercò il balsamo: c'era la morte a questo mondo e solo i forti potevano affrontarla.
Per le donne la lotta era priva di speranza se la religione non le soccorreva.
«È vero» disse lei convinta della propria debolezza. Eppoi, piena di commozione, fece per la prima volta la confessione come le era stato possibile di vivere senza spavento accanto a lui ateo: «Io pregai sempre anche per te, soprattutto per te.
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Vesta Vesta Teresa
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