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      La moglie era anche attiva su qualche cosa al tavolo. Il dottore vedendo che apriva gli occhi gli sorrise il benvenuto: «Si sente meglio?». Era dolce augurio, una grande benevolenza. Ed egli salutò il ritorno alla vita dalle forme cortesi con un sorriso. «Se sto bene, perfettamente!»
      Il dottore lo guardò dubbioso. Gli pareva che la risposta non provasse che l'ammalato fosse compos sui. Teresa mise la testa sul guanciale dell'ammalato: «Tu non sai» mormorò «è stata la crisi, la crisi benefica ch'è sopravvenuta quando non la si sperava più. Ora tutto è finito». Ora soltanto essa piangeva.
      L'ammalato respirò profondamente. Sì, così da molti giorni non aveva respirato. L'ammissione dell'ossigeno in grande quantità è un grande beneficio. E si sentì libero. Non pensò per un solo momento che ora da uomo forte sarebbe stato il suo dovere di ricordare che arrivava alla convalescenza solo per prepararsi alla prossima futura malattia. In certo modo i dolori finora sofferti erano stati privi di scopo. La convalescenza fra tutte le fortune è la più seducente. I mostri della notte erano spariti. Stava accanto al suo letto l'uomo potente che lo aveva salvato col suo occhio penetrante e benevolo, il suo orecchio acuto, la sua siringa che iniettava direttamente nel sangue quello che occorreva per ridargli la forza, la vita e dall'altra parte sorvegliava Teresa col suo vigile affetto, sempre uguale, sicuro.
      Poco dopo Teresa era di nuovo alla porta accanto al dottore. Da buon sanitario egli rispecchiava anche nei suoi movimenti il miglioramento dell'ammalato.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





Teresa Teresa