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      Egli ricordava che fra' due la moglie era notoriamente la più dura e il Reveni stesso gli aveva una volta raccontato come essa avesse saputo liberarlo da un parente povero che lo importunava con domande di aiuto di denaro. Ecco che era corsa all'assistenza non appena aveva sentito ch'egli aveva domandato quel colloquio.
      Si sentì umiliato, addirittura offeso. Egli non credeva di poter essere confrontato ad un parente povero ed insistente. Veniva anzi con una proposta commerciale che avrebbe dato un compenso non indifferente al Reveni se avesse consentito di prendere una parte nella sua combinazione. Volle ergersi, lavarsi di ogni inferiorità. Anche lui si stese nella poltrona proprio imitando la posizione del Reveni. Con un leggero cenno della testa segnò un ringraziamento alla signora che gli porgeva una tazzina di caffè. Fu tale il suo sforzo che veramente da ogni inferiorità si sentì lavato. Non avrebbe proposto nulla al Reveni. Avrebbe simulato di aver domandato quel colloquio per tutt'altra ragione. Quale? Era difficile di trovarla perché nei loro affari i due vecchi amici non s'erano giammai incontrati. Non poteva dunque parlare di affari. Ma in quale altro campo poteva importargli il consiglio del Reveni? Ricordò che poche settimane prima un amico vagamente lo aveva interpellato se avrebbe accettato di essere portato a consigliere municipale. Forse avrebbe potuto domandargli un consiglio.
      Ma il Reveni saltò lui nell'argomento che aveva condotto colà il Maier. «Quel Barabich!


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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