«Vedo, vedo!» mormorò sempre dolcemente la signora Reveni e s'assise ad una sedia accanto al tavolino riempiendo alla macchinina fumante la propria tazzina.
Vedeva appena allora, sembrava, ma non vedeva tutto perché se tutto avesse visto avrebbe pur dovuto dire che lei o suo marito erano pronti a soccorrere o non volevano saperne.
Intervenne Reveni. Parve avesse inteso che la storia dovesse essere considerata proprio da un solo punto di vista, quello del povero suo amico. Stendendosi con un certo disagio sulla sua poltrona guardò in alto e brontolò: «Un brutto affare, un gran brutto affare!». Sospirò e soggiunse guardando finalmente in faccia il Maier: «T'è toccata un'avventura ben brutta!».
Questo poi significava veramente che l'avventura era tanto brutta che nessuno ci pensava ad intervenire per renderla più sopportabile. Dunque niente soccorso e il Maier poteva esonerarsi dall'umiliarsi per domandarlo. Si alzò, depose la sua tazzina ch'egli doveva aver vuotata senz'arrivare a sentire il gusto del caffè e dopo di aver riassunta la sua posizione nella poltrona disse con un gesto d'indifferenza: «Si tratta insomma di denaro, di molto denaro ma non di tutto il denaro. Mi spiace che la mia sostanza vada diminuita a mio figlio ma ad ogni modo egli riceve da me alla mia morte più denaro di quanto io ne avessi avuto alla morte di mio padre».
Il Reveni abbandonò la sua posizione abbandonata di persona che non vuol stare a sentire più di quanto gli convenga e con accento sincero di gioia esclamò: «Quello che io supponevo è dunque esatto!
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