Non avesti dalla brutta avventura tutto quel danno che in città si dice. Lascia ch'io ti stringa la mano, mio buon amico. Ne sono più lieto che se io avessi ora guadagnato non so che importo». Era ben desto oramai. S'era anche levato dalla poltrona per arrivare a stringere la mano del Maier: costui non seppe simulare una grande gratitudine a tanta manifestazione di gioia e lasciò giacere la propria mano in quella dell'amico inerte così che l'altro ritornò alla sua poltrona. Il Maier pensava: "S'associano alla mia gioia ma non seppero associarsi in alcun modo al mio dolore". Ripensò in un attimo al conto ch'egli aveva fatto quel giorno: la sua facoltà era stata tutta assorbita da quell'avventura, ma proprio tutta; tutta e ancora non era sicuro che non ci fossero in qualche cassetto di qualche ignoto degli altri impegni cui oramai egli non poteva più corrispondere. Suo figlio da lui non avrebbe ereditato un soldo se egli non avesse saputo lavorare attivamente quel poco tempo di vita che ancora poteva essergli concesso. Ma finché era stato lasciato solo aveva saputo far conti e arrivare a delle conclusioni esatte. Ora in presenza di quell'amico non vedeva più tanto chiaramente. Non sarebbe stato bene di celare anche a costui la sua vera posizione per riavere il credito di cui abbisognava per continuare il suo lavoro? Questo proposito di buona tattica non ancora bene analizzato diede qualche vita anche a lui. La signora per significare anche la propria gioia alla buona notizia gli offerse un'altra tazzina di caffè ed egli l'accettò con un sorriso riconoscente che gli costò grande fatica.
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Maier Maier
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