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      Allora intervenimmo noi due, cioè io ed anche tu e dichiarammo subito d'accordo che a questo mondo bisognava fare degli affari e bisognava fare anche delle buone azioni, ma che una buona azione in forma d'affare era sicuramente un cattivo affare tanto più che non era più una buona azione. Si finì coll'accordare tutti d'accordo un piccolo soccorso al vecchio che meritava quello e non altro. Io ricordo benissimo la tua logica e mi stupisce che tu l'abbia dimenticata».
      Il Maier volle difendersi con grande energia. Era troppo che il Reveni non volesse soccorrerlo e pretendesse anche di aver ragione. «Naturalmente che fra l'Almeni e il Barabich c'è una grande differenza; l'Almeni era un vecchio bestione qualunque e il Barabich un giovine astuto e colto che non aveva che il difetto di essere un ladro.»
      Il Maier aveva dette queste parole con tanta passione, s'era arrossato tanto vivamente in volto per il suo rancore che la signora Reveni credette di dover intervenire per evitare un dissidio troppo aspro. Aveva visto il giorno prima la signora Maier con la figliuola. «Cara quella figliuola con quei suoi occhi innocenti di gazzella.» Era una dolce bestia la gazzella e la signora Reveni l'aveva nel suo vocabolario.
      Il Maier non si sarebbe lasciato mitigare neppure se avessero appellato lui stesso col nome di una bestia deliziosa. Un ricordo lo percosse. Non soltanto ricordava l'episodio con quell'Almeni ma gli pareva anche d'esser sicuro di essere stato proprio lui che aveva fatto il ragionamento che il Reveni esponeva come se fosse stato il suo.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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