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      Tanto chiaroveggente era stato allora e la sua intelligenza gli veniva ricordata soltanto per addebitargli con più peso l'errore che ora aveva commesso.
      E disse al Reveni, commosso dalla compassione per se stesso, addirittura con le lagrime agli occhi: «La vita è lunga, troppo lunga e si compone di tanti giorni di cui ognuno può darti il tempo all'errore che valga ad annullare l'intelligenza e l'assiduità di tutti gli altri giorni. Un solo giorno... contro tutti gli altri».
      Il Reveni guardò in disparte forse alla propria intera vita per scoprirvi il giorno in cui aveva commesso l'errore che avrebbe potuto compromettere l'opera di tutti gli altri giorni. Annuì, ma forse solo per calmare l'amico. Non parve agitato all'idea del pericolo corso o che poteva correre. Disse: «La vita è lunga, sì, molto lunga e molto pericolosa».
      Il Maier sentiva che l'altro non sapeva mettersi nei suoi panni e non ne avrebbe provata ira perché tutti sanno come sia difficile anche solo di pensare il freddo di cui altri soffre quando si sta nel dolce caldo, ma s'accorse che intanto che il Reveni parlava la moglie lo guardava con un sorriso proprio di fiducia, d'abbandono. Pareva dicesse: "Curiosa supposizione! No! Tu non sai sbagliare!".
      E perciò la sua antipatia per quella signora s'accrebbe di tanto che non volle più sopportarne la vicinanza. Si levò e si costrinse ad un atto di cortesia verso la signora. Le porse la mano dicendole che un affare di premura lo costringeva ad andarsene. Aveva deciso di andare il giorno appresso nell'ufficio del Reveni e non più per domandargli un soccorso ma solo unicamente per convincerlo che la vita era lunga e che non era da condannarsi un uomo di cui un giorno, un solo giorno dei tanti, era stato insensato.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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