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      «Sì! Sì! lo chiami!» e gli disse il numero di un telefono.
      Il Maier si avviò di corsa dalla parte da cui era venuto ma la signora sempre in ginocchio urlò: «Da quella parte!» un urlo reso più cortese da un singhiozzo. Allora il Maier aperse la porta opposta e si trovò nella stanza da pranzo in cui due fantesche si davano da fare a sparecchiare la tavola. Disse loro di correre ad assistere la signora nella stanza vicina e, al telefono che subito trovò, chiamò il numero che la signora gli aveva indicato.
      Non ebbe subito la comunicazione ed ebbe un sussulto d'impazienza domandandosi angosciosamente: "Stava morendo od era già morto?".
      Ma poi sentì quegl'istanti d'attesa pieni della propria compassione: "Così, così, si muore!". Eppoi: "Non può accordare più ma non più rifiuta".
      Il dottore gli promise di venir subito ed allora egli depose l'orecchiante e non subito ritornò alla signora Reveni. Si guardò d'intorno: quale lusso! La relazione sua col Reveni s'era molto attenuata dopo il matrimonio di costui e le loro signore non si trattavano. Egli vedeva quella sala da pranzo per la prima volta luminosa per la luce delle grandi finestre riverberata da marmi agli abbassamenti delle pareti, dagli ori in certe filettature alle porte, dai cristalli che ancora si trovavano sul tavolo. Tutta roba ben ferma al suo posto perché il poverino nella stanza vicina di sciocchezze non ne aveva fatte mai né poteva farne altre.
      Sto meglio io o sta meglio lui?
      pensò il Maier.
      Con l'aiuto delle fantesche la signora Reveni aveva steso il corpo del marito sul sofà. Si dava ancora da fare intorno a lui.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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