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      Pareva vi si fossero disabituati. Poi avvenne di peggio: Ricevetti da tutta l'Italia altre offerte di sapone e a miglior prezzo di quello che avevo pagato io. Allora mi agitai e compresi che era avvenuto anche per il sapone il fatto nuovo, la pace. Ma mi parve che per il sapone ci fosse ancora una salvezza. Infatti il mio si trovava già a Trieste mentre l'altro era più lontano. Avviai senz'altro il mio sapone a Vienna per arrivare primo e ne tentai la vendita. Neppure adesso so esattamente perché il mio sapone fu intanto sequestrato. C'erano due ragioni, pare, per togliergli la libera viabilità: Il bisogno urgente che la gente ne aveva eppoi il fatto che il sapone non bene corrispondeva nella sua contenenza a certe leggi austriache di cui anch'io sapevo qualche cosa. Poi incominciarono le trattative che durarono qualche mese. Infine ebbi il mio sapone libero ma intanto il mondo aveva avuto il tempo di rifornirsi del materiale dal consumo tanto lento ed io dovetti venderlo sotto prezzo ed in corone austriache che mi pervennero solo quando non c'era più il tempo di cambiarle. Valevano pressocché nulla. Quest'ultimo affare mi portò via quasi tutto il beneficio da me realizzato con tanta fortunata intraprendenza durante la guerra. Fu duro rassegnarvisi e tanto più in quanto il giovine Olivi che nel frattempo era arrivato ancora vestito da sottotenente non sapeva guardare i miei bilanci passati con benefici importanti ch'erano stati tutti assorbiti da quell'ultimo disgraziato affare senza ridere.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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