Pagina (241/387)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Mi dispiacque perché il Cantari talvolta vedeva Augusta e avrebbe potuto raccontarle che mi aveva visto fuori. Avrei voluto passare oltre dopo di averlo salutato ma egli mi fermò. Era stato incaricato dall'Olivi di comunicargli dei prezzi di prodotti chimici e voleva sapere se dicendoli a me poteva risparmiarsi la fatica di andare con quel tempo fino dall'Olivi.
      Gli dissi che io non credevo che all'Olivi che stava tentando tutti gli articoli di questo mondo per rimpiazzare quelli di cui il commercio con il nuovo ordine di cose era escluso da Trieste, fosse possibile di lavorare in prodotti chimici. E feci un gesto di disprezzo che mi era tanto facile quando pensavo all'Olivi: Perciò io non volevo sentir parlare di prodotti chimici.
      E allora il grosso uomo tanto apprezzato dall'Olivi perché non perdeva mai le carte né dimenticava di visitare i clienti o di dare loro le comunicazioni necessarie, insomma un uomo tutto ordine perché il suo mestiere non esigeva altro che tale qualità, armò il suo ombrello e, rassegnato, si avviò.
      Ma io nel frattempo avevo cambiato d'intenzione. A che aggiungere a tanto mio abbattimento anche la confusione e lo sforzo, il dolore insomma, d'ingannare Augusta? E che importanza aveva il fatto che Augusta poteva sospettare ch'erano riusciti a gettarmi fuori del mio ufficio? Si poteva celarglielo parzialmente. Dirle intanto quella prima volta in cui mi vedeva ritornare a casa tanto di buon'ora che ciò avveniva in seguito ad un violento male di testa. M'era facile di simulare qualunque malattia quel giorno.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





Cantari Augusta Olivi Olivi Olivi Trieste Olivi Olivi Augusta Augusta