Poi cessò quando cominciò a dedicarsi alla pittura, ma era evidente che all'Olivi una sorveglianza non era dispiaciuta.
E non gli dispiacque neppure la sorveglianza di mio genero Valentino. Quello era un lavoratore! Attendeva tutto il giorno alla direzione dei suoi affari ed ogni sera dedicava più di un'ora alla revisione dei libri dell'Olivi. Poi, purtroppo, ammalò e morì, ma intanto, in conseguenza dell'opera sua, io devo avere per il figlio dell'Olivi la stessa fiducia che io e mio padre avevamo dedicata al padre suo. Anzi, si può dire, maggiore, perché in fondo il vecchio Olivi non fu sorvegliato in alcun'epoca della sua vita tanto esattamente. Mio padre, credo, non abbia saputo niente di computisteria, poi andavo di tempo in tempo in ufficio, ma piuttosto per attendere agli affari miei che per sorvegliare quelli degli altri. Eppoi, evidentemente, io non sono mai stato un revisore. So fare, immaginare cioè e anche condurre a termine degli affari, ma quando gli affari sono già fatti si sciolgono in tanta nebbia ed io non so registrarli. Credo sia questo ciò che avviene a tutti i veri uomini d'affari, che altrimenti, dopo fatto un affare non saprebbero immaginarne un altro. Intanto non andai più in ufficio. Sono qui pronto. Se capita un'altra guerra mi rimetterò al lavoro.
E giacché lo nominai parlerò di Alfio. Mi fa bene di raccogliermi perché io davvero non so come trattare con lui. Mi capitò a casa dopo la guerra, un ragazzone di 15 anni tutt'altra cosa di quel fanciullo ch'era partito, allampanato, lungo, trascurato nel vestire.
| |
Olivi Valentino Olivi Olivi Olivi Alfio
|