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      Ed egli presto se ne andò. Era il degno amico di Valentino in fatto di musica. Solo che Valentino era sordo come una campana e poteva ascoltare musica per delle ore senza dar segno di alcuna impazienza. Fumava il suo lungo sigaro con fumate che s'accordavano al ritmo della musica. Il Bigioni invece era come un cane dall'orecchio delicato. Si faceva subito nervoso e finiva con lo scappare. Accarezzai con gratitudine il mio grammofono.
      E il Bigioni non se ne andò ad onta che anche tutti gli altri facessero con lui gli stessi esperimenti. Augusta lo trattò sempre con dolcezza, ma abusò di lui. Mandò con lui a spasso la sua cagnetta Musetta e una volta l'obbligò persino di ungere la bestiolina che aveva preso la rogna. Con ciò Augusta credeva di accordare come un privilegio. E neppure questo privilegio arrivò a scacciare il Bigioni. E fu buono con Musetta che lo considerò come uno di famiglia.
      Alfio com'è fatto lui non fece degli esperimenti ma si lasciò andare a manifestazioni che sarebbero bastate ad allontanare di casa qualunque oggetto anche di quelli attaccati alle pareti ma non una persona viva a modo di Bernardo Bigioni. Un giorno in uno slancio di dolore Antonietta in presenza del suo corteggiatore parlò anche di Alfio che procurava a tutti tanto dolore con le sue stranezze e la sua pittura incomprensibile. Ecco finalmente l'opportunità di dimostrarsi utile in famiglia e il Bigioni intraprese la conversione di Alfio con lo slancio che metteva in tutte le intraprese destinate ad avvicinarlo ad Antonietta.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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