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      O crede qualche cosa in genere quel minuscolo animo? Il suo, il mio presente in rapporto a lui, è proprio il suo piccolo passo sicuro interrotto da paure dolorose che sono però curate dalla compagnia di pupattoli quando non sa conquistarsi l'assistenza della mamma o la mia, del nonno. Il mio presente è anche Augusta com'è ora - poverina! - con le sue bestie cani, gatti e uccelli, e la sua indisposizione eterna di cui non vuole curarsi con l'energia voluta. Fa quel poco che le prescrive il dottor Raulli e non vuole ascoltare né me - che con forza sovrumana seppi vincere la stessa tendenza, la decompensazione del cuore - né Carlo, nostro nipote (il figlio di Guido) ritornato da poco dall'Università e che perciò conosce i medicinali più moderni.
      Certo, gran parte del mio presente, proviene dalla farmacia. Incominciò tale presente in un'epoca che non saprei precisare ma fu ad ogni momento tagliato da medicinali e concetti nuovi. Dov'è andato il tempo in cui credevo di aver provvisto a tutti i bisogni del mio organismo ingerendo ogni sera una buona dose di polvere di liquerizia composita o di quei semplici bromuri in polvere o in brodo? Adesso con l'aiuto di Carlo ho a disposizione ben altri mezzi di lotta contro la malattia. Carlo mi dice tutto quello che sa, io, invece, non tutto quello che immagino perché ho paura ch'egli non sia d'accordo con me e mi rovini con obbiezioni il castello ch'io cercai con tanto sforzo e che mi concede una tranquillità, una sicurezza che le persone della mia età di solito non hanno.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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