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La grammatica ed il lessico del dialetto teramano.
Due saggi
Giuseppe Savini
Ermanno Loescher Torino, 1881, pagine 207

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   « bella, Ter amo dotta; e si vuole che il primo ministro Acton « chiamasse Teramo l'Atene del Regno » (i).
   E lo Zimmermann, venuto anch'esso intorno allo stesso tempo fra noi, non rifiniva mai dal meravigliarsi della dottrina di quei buoni nostri bisavoli, e si confessava stupefatto nell'osservare le industrie quasi incredibili, alle quali essi ricorrevano per procurarsi libri, in quell'allora grande scarsezza di questi, copiarseli e passarseli fra loro.
   Ma i nostri dotti, dome ho detto e ripetuto, avrebbero tenuto quasi a vergogna l'occuparsi nei loro studi del dialetto, e tutt'al più si saranno serviti di questo nello scrivere qualche barzelletta solo per ispasso; le quali scritture, rimaste inedite, non sono giunte sino a noi.
   Ora perciò se ne verrebbero gli scrittori di questo secolo. Essi ci potranno servire, ma non gran fatto, alla compilazione del Lessico; ma per fare la storia letteraria del nostro dialetto né molto né poco. Sono scritture che contano 50 o al più 60 anni, e d'allora in poi il nostro dialetto è rimasto quasi invariato, come si vedrà.
   Il peggio ancor si è che io qui debbo giuocare di memoria, perché anche queste scritture o sono perite, o se si ritrovano, è difficile il procurarsele, ed io le ho apprese dalle bocche dei nostri vecchi.
   Mettiamo per primo il dottissimo Canonico Nicola Palma, l'autore di quella storia del nostro Pretuzio, la quale quanto è più grande tanto meno è conosciuta, e di cui pochi muni-cipii italiani possono vantare la simile, e nella quale se lo stile e la lingua fossero un po' più purgati, davvero non mancherebbe nulla. Egli ha avuto il torto ancora di non essersi affatto occupato nella sua Storia del patrio dialetto, ed era uomo da far ciò non solo, ma da farlo benissimo anzi. Perché il Palma era di quelli che riescono bene in tutte quelle
   (i) Stor. Aprut. voi. Ili, pag. 119.

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