Stai consultando: 'Della Storia di Teramo. Dialoghi sette', Mutio deì Mutij

   

Pagina (237/417)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (237/417)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   tarono a terra con gran giubilo, e contentezza, perchè essendo si vicina alla città, assai volte i cittadini erano offesi da scolerati, e ribelli, che in essa si riparavano. Or i Mazzaclocchi non potendo più tollerare l'esilio, ottennero grazia l'anno 1474 per mezzo di alcuni Baroni a loro benevoli di poter ripatriare, e se ne venivano alla volta della città. Ma avendo di ciò notizia i Spennati, si posero in armi, ed essendo i Mazzaclocchi rientrati da Porta Romana, furono loro sopra, e vennero a fatto d'armi alla stretta tra la chiesa di S. Domenico, e la detta porta, la quale durò più di dodici ore, non conoscendosi qual di esse parti dovesse restare vittoriosa. Finalmente prevalse la forza, over l'industria degli Spennati, che cacciarono di nuovo dalla Città i Mazzaclocchi. Essendo nella baruffa morti, e feriti molti dell'una, e dell'altra fazione, non però tanti, quanti che per la lunghezza della pugna dovevan esser stati, perciocché andavano tutti coperti di corazze di giacchi, e di mezza testa di ferro, coperti anco di targoni, o di rotelle, non s'usando peg-gior armi, che Balestre, e quest'erano di poco numero, e se ne servivano di lontano. Era a quel tempo Vescovo della città Gio. Antonio Campana (del quale abbiamo altre volte parlato) uomo per molte qualità famoso, ma in specie per la sua dottrina della quale fanno fede i scritti suoi dati in luce dopo la sua morte. Questo buon Vescovo adunque avendo compassione della calamità, e miseria della città, e di si gran numero de morti, e de feriti, e temendo anco di peggio, perchè si stava coll'armi in mano, ancorché una parte dentro la città, ed un'altra fuori: per questo trovandosi in provincia Alfonzo duca di Calabria primogenito del Re Ferdinando, dal quale pendeva quasi tutto il governo del Regno. Il Vescovo gli die avviso di tutto il successo della città, e del pericolo , che soprastava. Onde il duca vi mandò Antonio Gazzo suo secretario, e rescrisse al Vescovo, che ancora esso avesse operato le sue parti, e favorito il negozio. Venuto il secretario nella città, e fatto venire con salvo condotto i principali Mazzaclocchi, non fu fatica alcuna il contentarli, a far la pace, per ripatriare, e gli Spennati anch'essi fastiditi di andar sempre coperti d'armi, similmente si contentarono, e così in tre giorni li ridusse in pacifico , e quieto vivere con le debite caotele, e promissioni, che nel fare delle paci si costumavano. Ed il Campana, per rendere al duca le debite grazie gli rescrisse u-

Scarica