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In questi tempi,
Rol). Se bene i cittadini erano stati in nemicizia, per le quali voi avete detto, ch'erano esinaniti, pure atlendeano, per lasciare memoria di loro, a belle, e notabili cose.
Giul. Io ho assomigliata questa nostra città ad un uomo giovane, ben complessionato, il quale ancorché nell'infermità s'estenua di carne, non restandogli altro, che pelle, ed ossa: cessata l'infermità riacquista subito il pristino vigore. Così dico di questa nostra carissima Patria, i cui cittadini, sebbene per le inimicizie passate erano divenuti assai poveri, nondimeno, essendosi fatte le paci, come ho detto, nell'anno 147-1, ed essendosi stati pacifici dieci anni, spesero in cose pubbliche pi ir di venti mila docati.
Rol). In che si gran somma ?
Giul. La Campana grande è di undici mila libre di metallo. Nel quale (ho udito cosi dire da vecchi di quel tempo) vi fu mescolato qualche poco d'oro, e di molto argento dato dalle donne per loro divozione, fu bisogno condurre ingegneri di fuori, e fare molti ar-teficii, e macchino solo a tale effetto per tirarla sii la torre. Talché a mio giudizio costò la campana tirata ove ora stà, almeno otto mila scudi. Altri tanti ne saranno spesi in far la cima della torre dai merli grandi in su. Che sebene a chi la mira dalla piazza , e parendola assai piccola, dirà non esserli potuto spendere tanto, salendo su, e vedendo la sua grandezza, tutti gli arteficii, e le molte chiavi, e la palla di rame indorata, su la quale sta fissa la croce di ferro similmente indorata, esser di capacità di tommoli due, e mezzo, si confermerà col parer mio. Fu anco speso assai nella so-fitta, che ho detto sopra 1' altare maggiore, ed anco nelle compre delle possessioni, e vigne, ch'erano tra la porta reale, e la Chiesa di S. Maria delle Grazie, ora ridotte, come sapete in pratarie.
(1) Dopo il rimodernamento del vescovo Rossi incominciato nel 1739, come molli altri tesori d'arte antica, sì cerca invano ¿'artificiosa e bella soffitta.