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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   di molte ferite l'uccisero. Rientrarono poi i Spennati nella città e scorsero alle case de Mazzaclocchi, e le misero a picconi, ed a fuoco. Il corpo di Marco di Cappella fu da un villano carcato a modo di soma sopra un asino col basto, e nella città riportato, pendendo di qua, e di là le braccia, e le gambe, e la testa con la lunga , e canuta chioma rovesciata all' ingiù. Tale adunque fu il miserabile fine di Marco di Cappella, il quale mentre visse non si conobbe mai sazio di volgere, e rivolgere con mille ingiusti, ed iniqui modi questa città. Ma Iddio, al quale i superbi', ed altieri sono in abominazione, gli fece avere il meritato castigo.
   Rob. Mentre siamo vivi a ninno è lecito sapere qual morte abbia a fare e però si suol dire per proverbio: Della mia vita loda il fine. Nè meno è vero che ciascun sia ucciso per castigo de peccati suoi, perché Marco Ranerio da voi tanto celebrato, e lodato di virtù, simi'mente inori di morie violenta.
   Giul. É vero, che si uccidono anche i buoni, permettendolo Iddio por cagione incognita a noi. siccome avvenne a Marco Ranerio, che per le sue buono qualità paro, che non meritasse tal morte. Ma è pur differenza grande dalla morte dei buoni a quella dei tristi: siccome dall' esempio di questi due potete far considerazione. Perciocché il Ranerio fu ucciso, perchè difendea alla scoperta la libertà della Patria; ma il Cappella, perchè la voleva opprimere, soggiogare, e ridurre inservitù, il Ranerio fu riportato nella città in un cataletto dai confrati delia compagnia della Morte con torce accese, ed accompagnato da Sacerdoti: ma il Cappella sopra un asino legato con una fune, ed accompagnato da un sol villano. Al Ranerio fu data ecclesiastica sepoltura con suono di campane, con uf-ficii, ed esequii funerali, con mille lumi alle spese del pubblico, ed accompagnato da gran moltitudine di cittadini. Ma il Cappella di notte senza lumi, senza sonar campane, e senza compagnia fu gittate allo scoperto nel Pilo di Col Caruni, ove sogiiansi gittare gl'impiccati. Udendo il Re la morte del Ranerio, se ne dolse molto, e rimunerò i figlioli dell'erario regio di certi annui stipendii, ma avendo udita la morte del Cappella, e saputa la cagione mille volte il maledisse. Il Ranerio ha lasciata ottima lama di sé, la quale fin ad oggi ha dnrata centoquarant'anni, ed è per durare, mentre questa città starà in piedi; ma i fatti, ed il procedere del Cappella stono

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