Stai consultando: 'Della Storia di Teramo. Dialoghi sette', Mutio deì Mutij

   

Pagina (249/417)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (249/417)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   quei due fiaschi, come di vino più segnalato, e non trovandosi aver altro, diede a bere al Papa di quello attossicato: e mentre bevea, sopragiunse il duca, il quale dal padre invitato, beve l'istesso vino. Il Papa essendo vecchio, e debole, e per aver bevuto puro, non potè lungo tempo sostenere la forza del veleno, onde fra poche ore passò all'altra vita. Ma il duca essendo più giovane, e per aver bevuto adacquato, sebene fu sopragiunto da crudelissimo male, alla fine campò. Or mentre egli stava in letto fu creato sommo Pontefice il Cardinal di Siena, già nipote di Papa Pio II. il quale essendo fra pochi giorni morto, fuor d'ogni aspettazione del duca fu e-letto Giuliano Cardinale della Rovere, e detto nel Pontificato Giulio II., che subito il fè portare prigione nel Castel S. Angelo. Ma poi sebene auria meritato mille morti, lo lasciò con condizione, che avesse fatto consegnare le rocche di Romagna, che in suo nome si teneano, e che subito si partisse dallo Slato di S. Chiesa. Uscito il duca di prigione ne andò per mare a Napoli, ove dal gran capitano, per ordine del Re Ferrante fu preso, e mandato in Spagna , e vi stette tre anni prigione nella Rocca di Medina. Ma avendo ingannato le guardie si calò con le funi giù dalla Rocca, e fuggì al Re di Navarra, che a quel tempo guerreggiava col conte Alasino, e combattendo in suo servizio fu in una scaramuccia ucciso, e così morto, per riportarlo alla città, fu caricato a modo di soma sopra un vii cavallo imbastato, colui, il quale spesse volte dicea voler entrare in Roma sopra un carro trionfale, avendo come ho detlo fatto scrivere nelle sue bandiere Aut Caesar, aut nihil. Onde un letterato di quei tempi scrisse per beffe, ed in scherni di lui due disticon del seguente tenore. Il primo
   Aul nihil, aut Caesar vult dici Borgia ? quid ni ?
   Curri simul, el Caesar, possit, et esse nihil
   Il secondo.
   Omnia vincebas, sperabas omnia Caesar, Omnia defìciunt, incipis esse nihil.
   Rob. Oh come va a proposito per costui quel proverbio , che dice Turdus malum sibi curavit, perchè non essendo egli conten-

Scarica