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II.
Or i Francesi essendosi impadroniti di Napoli, e della parte del Regno, che a loro toccava secondo la divisione fatta, fu mandato in Apruzzo un Commissario nomato Beltramo di nazione Francese, il quale per pubblico bando comandò, che fra certo termine lolle le Cillà di Apruzzo alzassero le bandiere del Re Cristianissimo di Francia. Ma l'Università nostra (non sò da qual ragione mossa) perseverando con l'alletto, e con l'alletto nella fedeltà del Re Federico, fu da Beltramo condannata a dieci mila docati di pena. Onde l'Università pentita dell'errore il 15 giorno di Settembre del 1501 fe' congregare il general parlamento, ne! quale furono eletti quattro Sindaci, per comparire ad opponere alla detta condannazione, o a ritrattarla o'ad impetrar grazia, e venia, e far il meglio, che possibil fosse sialo. E mentre si trattennero alcuni mesi intorno a questo, avvennero nuovi incidenti, per li quali la Cillà fu liberata dalla pena. Al medesimo tempo Andra Matteo Acquavi va Duca d'Atri uno dei principali Baroni del Regno, essendo Napoli, e ¡'Apruzzo per la divisione fatta tra i due, Re toccati al Redi Francia, trovandosi aver i stati in Apruzzo, fu forza seguire la parte francese, divenendo Barone, e feodatario del Re di Francia. Ed avendo gran ansia di avere in dominio questa Città di Teramo, ricorse a Monsignor Obegnì (1) che ne! Regno tenea il luogo del Re Lodovico, esponendogli, che gli antichi Duchi d'Atri suoi predecessori, e specialmente il Duca Giosia suo Avolo era stato Signore della detta Città di Teramo, e che poi ne fu spogliato dal Re Ferdinando I. perchè seguiva la fazione del Duca Gio: d'Angiò competitore del Regno, e nemico del Re Ferdinando. E che seguendo Egli ora le bandiere del cristianissimo Re di Francia, si doveva per debito di giustizia, essendo Nipote, ed Erede di Giosia, in tutti i stati, e cagioni, a lui delta Città riconcedere. Rispose Obegnì esser contento di soddisfarlo, amandolo, e tenendolo nel conto, che meritava, ma
(1) Cioè ad Aubegny, ma dice il Palma, più verosimilmente al duca di Nemours viceré in Napoli. Storia Ucci. ce. Voi. ll.pag. 198.