esser necessario prima, che gli si (lasse il possesso, citar l'Uni versila di delta Città per suo interesse, la quale intesa, non si saria mancato a quanto di giustizia si doveva, e così il di 28 di Ottobre di detto anno fu mandata una citazione all'Università coll'inserto tenore della domanda del Duca. Onde il Magistrato subito fe' congregare il parlamento generale, ed in esso fu conchiuso, che si eliggessero Venanzo Forti, e Marino di Rinvi vere Sindaci, e Procuratori speciali ad opporre a quel che il Duca pretendoa, ed a tutta la Caosa fin al suo fine. I quali essendo comparsi avanti Obegnì intrepidamente negarono, che gli antichi Duchi d'Atri, ne' Giosia siano mai stati legittimi Signori di Teramo; soggiungendo, ch'essendo il negozio importante l'E. S. avesse maturamente sopra di ciò provveduto; non allungandosi in dire molte parole. Ed avendo Obegnì deputato sopra questo fatto un special Commissario, fu contostala la lite, e dato il termine ad ambidue le parti a provare, ed a difendere. Il Duca nel termini; probatorio l'è' presentare 50 articoli, e produsse un grosso numi ro di Testimoni della Cillà di Penne della Città di S. Angelo, d'Atri, di Civitella, di Campii, e d'altri circonvicini luoghi.
Rob. Che cosa voleva provare il Duca in si gran numero di Articoli?
Giul. Coso tutte in favor suo, e depressione della Ciltà.
Rob. Ditene la sostanza di alcuni.
Giul. Ne! settimo articolo toglie a provare, ch'essendosi nell'anno 1461 la Città ribellata a Giosia, e datasi al Re Ferdinando; i Cittadini saccheggiarono la Cittadella, togliendone tulle le argenterie, le vesti di velluto, e di sela della Duchessa, le tappezzane, ed allre preziose, e non preziose cose lasciatevi da Giosia. E che poi a rumor del Popolo la diroccarono, e che detta cittadella aveva fatto fabbricare con grandi suoi dispendi. E ciò faceva con intenzione di ripetere dall'Università la valuta delle robbe, e che avesse di nuovo fabbricato un'altra Fortezza. Nel trigesimo settimo, che i Teramani sono naturalmente Aragonesi, e che nella passata guerra del cristianissimo Re Carlo si ribellarono due volte. Nel quarantesimo settimo, che i Teramani si sono sempre accostati alla fedeltà di Casa Aragona, e che detta Città si è mostrata contro casa di Francia tanto al tempo del q.m. Cristianissimo Re Carlo, quanto al tempo del