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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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   tributo, e gravezza; ed avendo poi ottenuta la confermazione de' privilegi!, con allegrezza se ne tornarono.
   
   Bob. Parrai, ohe i cittadini di quel tempo nei negozii, e nei bisogni della Città erano più risoluti, e più diligenti, e desti ch'ora non sono.
   Giul. È difetto naturale degli uomini (e credo, che sia stato sempre e sarà) di lodare i fatti degli antichi: e così si spera, che ne' futuri tempi saranno lodati gii uomini di questa Città de' nostri tempi. Ponetevi di grazia a considerare la solerzia, la cura, la diligenza la destrezza, l'animosità, ed anco l'audacia (perchè era necessaria) di Ciò: Cola Conti, di Pietro Urbani, d'Incecco di Furia, di Luca ili Ferrante, e di alcuni altri Graseeri dell'anno penurio-sissimo 1591. Patendosi con verità dire, che il terzo delle genti di Teramo sia viva per opera loro, non facendo conto dei disagi, degli asprissimi tempi d'inverno, non delli pericoli delle iìumate, dei ladri coperti, uè dei ladri pubblici, che a quel tempo abbondavano, per condurre grano ed orzo nella Città. Che si dirà poi nei tempi avvenire dell'atto eroico del capitan Angelo Montano, e suoi? I quali essendo il Gennaro di detto anno 1491 entrati in Teramo contro ladroni di monte acuto guidati da Pacchiarono, con animo di saccheggiare case, e botteghe, e fare molti ricatti, posto da parte ogni timore, assaltarono quei ladroni, ne uccisero due, ne ferirono a morte due altri, e costrinsero il resto, a lasciar le robe tolte, ed a fuggirsene. Che si dirà dello stratagemma del medesimo Angelo a riscattare il nipote figlio di Durande Mezucellio da ladroni gallandoli con due sacchetto di curarne di vista, e di pesi conformi, stando in una moneta d'argento, e nell'altra di rame, avendo alla presenza di due turcimanni contato l'argento, e poi con destrezza dato loro quella di rame. Che si dirà anco del capitano Giovanni de Consorti, e di Francesco di Nardo Muzio? i quali dell'anno 1566 con quindici archibuggieri Teramani posero in fuga cento, e più ladri guidati da Cammillario della Città di S. Angelo, che con animo

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