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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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   raccolti. Ed avendo presentati i capitoli delle grazio, che per parte della Città si domandavano, furono tutte concedute, facendo scrivere in piede di ciascun capo: Placet Regìnali Maieslatì. E ridotto il privilegio in pubblica forma sotto il di 7 Settembre di detto anno, gli oratori si partirono portando anco una lettera della Regina, nella quale chiama i signori del reggimento nobili egregii, fideli, e dilettissimi: offerendosi tenere, e riputare i cittadini non vassalli, ma figlioli. Or quegli anni (ancorché non molli) furono veramente felici per questa Città, perchè i regìnali tributi (computandoci tutto il contado) non ascendono alla somma di mille, e ducento docati, e quelli si pagavano in panni di lana, ed in danari: non fu nella Città mai veduta faccia di soldati, e si visse in paco, ed in quiete. Perciocché la Regina avendo udito esserci rimaste alcune reliquie degli antichi odii, durando i nomi de Mazzaclocchi, e de Spennati, mandò subito nella Città Don Ferrante Castriota, ch'era general governatore nel suo stato d'Apruzzo, il quale ridusse i cittadini in pacifico vivere; ed allora furono del tutto estinti i due già detti diabolici nomi, avendo il Ferrante sotto gravissime pene proibito, che tali nomi non dovessero mai più di bocca, ne di penna degli uomini u-scire. Rese l'università con un supplichevole lettera a infinite grazie della buon opera del Castriota alla Regina, la quale con un'altra rescrisse alla Città di questo tenore. « Ne tàcite intendere il giubilo grande, che in questa nostra Città si fa per avere il nostro Governatore posti li cittadini in unione, e pace siche attendente in fu-turum al ben vivere, che ornile di per exsperientia intendente di bene in meglio, et quale, e quante saranno l'opere del detto governatore. Dall'altro conto vui vi conformante col desiderio nostro, il quale è, che li nostri sudditi abbiano a vivere con unione, e concordia. Et amando vui quanto che amano i nostri vassalli farvi riportare gratie, et beneficii, et cet: Data nel Castello di Capuana di Napoli il dì 22 Dicembre 1507. La trista Reina: Ant. Pliodus Se-cretarius. »
   Rob. Amore vuol lettera per certo.
   Giul. Nel cassetto dell'università si conservano dieci lettere, e più di questa l'una più amorevole, e graziosa dell'altra.
   Rob. Lo credo. Or avendo voi detto, che i reginali tributi della Città, e Ville non ascendeano a mille, e duecento docati; era

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