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innovare cosa alcuna lino ad altro ordine di Sua Altezza, o nostro. E non si faccia il contrario sotto una pena della Regia disgrazia, e di docati mille, la presente resti al presentante.Datimi in Castello novo Neapolis XV. Oltobris 1518 D. Ramando di Cordona. » Ritornati in Teramo gli ambasciatori, ed avendo riferito non aver inteso cosa alcuna in Napoli in pregiudizio della libertà, da una parte i Cittadini si quietarono, ma la lettera alquanto fosca del Viceré li faceva sospettare. L'Aprile dell'anno seguente 1519 il medesimo Viceré scrive all'Università, che i tributi soliti rendersi qm serenissima Regina Giovanna si debbano rispondere al magnifico Paolo Tolosa. Questo Paolo Tolosa era un riccone di danari, e solito dare a censo a Principi grandi le centinaia di migliaia di scudi. E credo che l'entrate girate a lui di questa Università, fossero per censo di quel che doveva avere, o dal Re Ferrante Cattolico, o dalla Regina sua figlia. Ma i cittadini, ai quali ogni felluca(l) pareva un trave, vedendo che il Viceré non aveva voluto confirmare i piivilegii, ne ad altro provedere. Venendo questa nuova provisione all'Università, obbedirono; ma il sospetto crebbe di gran lunga in loro. L'istesso anno 1519 il Gennaio era passato a miglior vita Massimiliano Imperatore onde gli elettori dell'impero s'adunarono in Franfort, Città di Germania, e dopo alcune controversie, pretendendo esser eletto il Re Francesco di Francia favorito dall'Arcivescovo di Treveri elettore elessero il di ¿8 di Giugno Carlo d'Austria Re di Spagna, e di questo, e molt'altri Regni. Al quale trovandosi al tempo della sua elezione in Spagna, furono mandati solenni ambasciatori a notificarli, ch'era stato eletto Imperatore. Onde dopo alcuni mesi se ne andò in Genova, e fu coronato in Aquisgrana. Ed il Viceré di questo Regno per una sua de 21 di Giugno diè avviso alla Città esser il Rè nostro Signore eletto Imperatore, e Re de Romani, e che però se ne dovesse fare allegrezza, e festa; siccome in effetto furono fatte grandi e solenni, si perchè nella Città si viveva in pace, ed in abbondanza, si anco per la speranza, che si aveva di lui. Ora in Andrea Matteo Acquaviva Duca d'Atri, del quale abbiamo ragionato, e detto, che due altre volte aveva tentato avere il dominio di questa
(t) Altro idiotismo notevole in luorjo di festuca. Vedi l'Appendice.