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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   con una lettera del Collaterale Consiglio di Napoli (essendone a quel tempo il Viceré assente) nella qual lettera imponeva, che a-vesse citata l'Università nostra per le sue ragioni prima che avesse data al Duca la possessione della Città.
   Rol>. Sto alle volte colmo di meraviglia, vedendovi raccontare alcune cose, ch'io non posso considerare, come si minutamente le sapete.
   Giul. Rendetevi certo, che niuna di quante ne ho succhiata detto ho dalle unghie delle dila, ne men questa, la quale assai più por minuto a vostra richiesta in una scrittura latina di quei tempi vi posso mostrare.
   8.
   Rob. Lo credo, ma seguite il rimanente dell'Istoria.
   Giul. Si tardò, ma non so la cagione, l'andata del Duca, o del Marchese in Napoli fin ad Agosto seguente: ed avendo presentato nel Regio Collaterale Consiglio il privilegio, e la lettera dell'Imperatore fu dal detto Consiglio spedito un mandato alla nostra Università, e quello presentato il dì 27 di Agosto ai Signori del reggimento, il quale mandato conteneain sostanza, che avendo l'Imperatore alienala, e venduta questa Città di Teramo al Duca d'Atri, pretendendosi per parte di detta Cillà, non potersi alienare, ne vendere si dovesse fral termine di dieci giorni mostrare dette pretendenze, e ragioni: altrimenti passato detto termine, senza dilazione alcuna se ne saria data la possessione al detto Duca. Fu per parte di d'Università replicato, e protestato del brevissimo termine, nel quale non si potea eseguire quanto, per mostrare le ragioni dell'Università era necessario per molte cause, ma specialmente, perchè saria stato necessario ai Sindaci, che dovriano portare le loro ragioni, e i privilegi della Città, passar per le terre, e stato del duca d'Atri lor nemico: nel quale stato nei passati tempi due volte i sindaci di questa Città erano stati uccìsi, mentre erano in viaggio, per andare in Napoli. E per questo doversi detto termine prorogare, altrimenti si appellava alla Cesarea Maestà.

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