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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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   nali, persuadeva ai cittadini (da quali con l'armi in mano era circondato) che per bene loro avessero data pacifica possessione al Duca; altrimenti l'avrebbe pigliata per l'orza, non senza gran danno del generale, e particolare. Gli fu piacevolmente risposto dai signori del reggimento aver appellato, ed avuto ricorso alla Cesarea Maestà, dalla quale voleano un'altra volta esser uditi nelle ragioni della Ciità, nelle quali speravano non esser defraudati; e tra tanto pendente delta appellazione si volevano difendere con l'armi in mano e quando Sua Maestà (dopo che essi fossero stati intasi) non avesse l'alto rivocare il decreto dato nel sacro consiglio, essi si sarebbero appigliati a quel partito, che a quel tempo avessero giudicato espediente per loro. Con questa risposta il Commissario se ne tornò al Duca, il quale, avendo già per prima avuta nuova del preparamento della Città, prevedendo, che non avrebbe avuta possessione di piano, s'era provisto di un esercilo di cinquemila persone, raccolte dalle sue terre di Apruzzo, d'Ascoli, da Offida, dalla Ripa Transoni, e da Acquaviva della Marca, col quale stava in procinto alla tornata del Commissario, e mandò quell'esercito alla volta di Teramo con la guida del Marchese suo figlio, mandandone una parte per la collina di Forcella, che si accampò nel contorno della torre di Iacomello, (1) ed un'altra parte per le piane dell'abbazia di S. Atto, in guardia della quale furono lasciati cento soldati, che s'accampò nel contorno della Torre del Vescovo. Stettero così accampati sino ai 17 di detto mese, essendo più volte l'esercito del piano offeso dalle genti di Teramo, che s'erano fortificate nel convento di Santa Maria delle Grazie, ma spesso uscivano dalla Città alcuni giovani snelli a dieci ed a quindici per volla con gli archibugi in mano, uccidendone, o ferendone alcuni alla sprovista, e poi volando se ne tornavano alla Città. Or il Marchese vedendo la pertinacia dei cittadini, e considerando, che non altrimenti, che con forza la Città si saria avuta, si deliberò farla assaltare la notte seguente, ed essendosi proveduto di molte, e lunghe scale, le calare l'altra parte dell'esercito, e si pose in ordine, per far dare l'assalto. E stando tutte le genti unite
   (1) Vediamo anche altrove ricordala quella del Vescovo; è lo stesso che case di campagna; nella Calabria anche oggi conservano lai nome.

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