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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   nel fiume di Vezzola a dritta del convento di Santa Maria delle Grazie, ed alquanto più su, videro sopra le mura della Città una donna risplendente vestita di bianco, ed un uomo a cavallo vestito di rosso, il quale parca, che scorresse in qua, od in là le muraglie. Questa visione diede tanto terrore all'esercito, che buttate le scale a terra si posero a fuggire; e perché parea loro sentire addietro un gran calpestio di cavalli, ciascuno gittava le sue armi, per potere più legiermente fuggire, non si ritenendo mai di correre, finché non giunsero all'abazia di S. Atto. (1)
   Rol). Non so, se da ognuno fosse veduta questa visione, e fuga da voi raccontata.
   Giul. Dubitatene forse voi? Non è questo il primo miracolo, che Iddio ha mostrato per intercessione de' suoi santi. Se leggete le istorie, so, che non vi vacilla la mente in creder questo approvato per testimonii di veduta da più persone non solo di Teramo, ma anco di fuori, con i quali ho parlato io, e lo raccontava in questo modo. Diceano i Teramani, che nella Città non si seppe tal miracolo nò l'ora, che occorse, e che la matina non vedendo le genti del duca cominciarono a sospettare di qualche stratagemma, ed imboscata. Poi rimirata giacer nel letto del fiume sì gran numero di scale, non sapeano, che si pensare. Finalmente assicuratisi alcuni uscirono fuori, e cominciarono a trovare targoni, rotelle, balestre, ronche, ed altre armi, che nel fuggire le genti del duca avevano gettate per le strade; l'ho similmente udito raccontare da gente della baronia, che si trovavano in fatto, ch'era si grande il terrore, che l'uno non si accorgeva di dar favore all'altro. E però sin a questi nostri tempi si solennizza nella Città ogni anno quel giorno, che fu il decimo ottavo di Novembre con suono di campane ad allegrezza con processione del cereo e con portarsi dai Magistrato solennemente con suono di trombe un ciro alla Cattedrale in onore di S.Berardo, benché con quella pompa non si solennizza tal giorno, siccome anticamente si faceva; nel quale con allegrezza si facevano giostre, torneamenti, ed altre feste generalmente da lutti.
   (i) Oggi dentro la Cattedrale nella cappella di S. Berardo si vede la tela del pittore teramano Giuseppe Bonolis die vi dipinse il miracolo della nostra Cronaca e ne fece dono alla città natale.

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