Stai consultando: 'Della Storia di Teramo. Dialoghi sette', Mutio deì Mutij

   

Pagina (320/417)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (320/417)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

    261 
   Cesarea Maestà e narrare la nostra antiqua demaniale libertà, et raccomandarci a sua Maestà Cesarea, che non la voglia alienare dal suo demanio, et in zio operare!© lo favore di sua Signoria Exceliente. Itern perchè s'intende, che lo filmo Signor Duca de Ha-dri cerca obtenere lo absenso da Sua Sanctità, e de la Sede Apostolica, pertanto sarrete con sua Signoria Exceliente che voglia obponersi, che non se abbia dicto adsensu da sua Sanctità turn ra-tione interesse sue Cesaree Maiestatis, tum etiam ratione interesse nostre Civitatis, et si opus fuerit protestar ne praedicta flant. Cetera suppleat prudentia vestra. Item ve ordinamo, che non debeate supplicare, né dire, uè trattare alcun altra cosa con qualsivoglia altra persona, salvo quello ve abbiamo com.nisso per lo particolare bisogno della Città, et non altramente per quanto avete cara la grazia di questa comune Patria. Dalum Terami die XXI Novem-bris 1521. » Sebbene questi capitoli per esser molti, e lunghi sono stati tediosi a me in leggerli ed a voi in ascoltarli tuttavia, perchè con essi si dilucidano, e si dà notizia di molte cose importanti; non hauremo gettalo il tempo invano, benché ne ho trapassati due, per non esser a proposito di questo, ch'ora ragionamo.
   Rob. Non dovevate trapassarli. Voi credete, che mi sia tedio udire, ed io vi dico, che non mi conosco mai sazio, e però fatemi grazia leggerli.
   Giul. Non accade di parola a parola, dirò solo la sostanza. Nel primo ritrovandosi in Roma Monsignor Camillo Porzio, nostro Vescovo gravemente infermo a perico'o di vita, accadendo la sua morte, che il Revmo Cardinale avesse pigliata protezione del nostro vescovato, ed operarsi con Sua Santità, in far eliggere uno a nostra divozione, e favore per servizio di questa Ciltà e della sua libertà. Il secondo si fosse operato ottenere da Sua Santità di poter erig-gere in questa Città un monasterio di monache di S. Francesco.
   Rob. In tanti travagli, ed angustie nelle quali si trovava la Città, che i Cittadini dicean di voler scasarsi, pensavano a far monasteri.
   Giul. Fu scritto da questo capitolo ad istanza di certe donne facoltose, che desideravano appartarsi dal mondo. Ma non più di questo. L'islesso giorno, che partì Syr Cola per Roma fu anco inviato in Napoli Pier Giovanni Santacroce, giovane (oltre che era Dottore in medicina) eloquentissimo, solertissimo, pratico, e cono-

Scarica