Necrologio di Virginia Massei, moglie del conte Ferdinando Monti
(Salvatore Muzzi)

          Quanta fu la gioia che sentii nel maggio dello scorso anno per le nozze della contessa Virginia Massei col dottor Ferdinando Monti, altrettanto, e maggiore, è stato il cordoglio che ho provato la mattina del 2 di questo mese, ricevendo annunzio della morte di sì buona e rara sposa, mancata nell'aprile della vita, nel migliore delle speranze!
         Nacque l'ottima giovane a mezzo l'anno 1832 dal conte avvocato Giovanni, onorando per ingegno e per cuore, e dalla contessa Caterina Tinti, madrefamiglia delle migliori. Allevata negli agi ma senza mollezza, nudrita di buoni studii e di religiosi ed eletti principii, crebbe esemplare in esemplare famiglia, ed era delizia de' genitori, del fratello, dell'unanime cognata. —Mutato poi il nome suo in quello de' Monti, non è dicibile quanto l'amassero, il marito, la suocera, e le sorelle dello sposo. — E chi non avrebbe amato cotanta bontà? — I,'antica e la nuova famiglia gareggiavano d' affetto verso la loro dilettissima, il marito l'adorava, tutti di Lei si dicevano beati. Né poteva essere altrimenti, poiché com'Ella fu ottima figliuola, fu pure ottima moglie, e sarebbe stata ottima madre. — Madre? oh nome felice per tante e tante, infelicissimo per Lei! Sgravatasi d'una bambina, e lieta di tanto dono, per brevissimi giorni potè deliziarsene con dolce speranza: che presa da l'ebbro puerperale, convertita poi in fatalissimo sinoco, dovette staccarsi da quella tenera animuccia, e dal marito, e dalla suocera, e dai genitori, e da tutti, da tutti! — Dio la voleva a sé giovanissima, e l'accolse nel suo bacio paterno, le partecipò la sua gloria immortale.
         Desolati congiunti, non levate la voce a lamento, che non sia rassegnato al volere di Chi tutto comprende e dispone pel nostro meglio! Fatevi forza, la maggiore forza che possiate: invocate anzi lo stesso spirito della vostra sospintissima ad intercederla per voi da Dio, nella cui luce ella riposa sfolgoreggiante. E quando la tenera creaturina che più non ha madre, intenderà la sventura che le è incolta, narratele di quell'angelo che fece ritorno sì presto al cielo; ditele la schiettezza de' suoi modi, l'affabilità di sue parole, la facile sommessione all'altrui volere, il cantore del costume, la religione verace. Esponetele insomma le materne virtù, e ne farete una donna esemplare.

         Estratto dalla Gazzetta di Bologna N. 78 del 7 Aprile 1859.

Home Page