(7 aprile 1900)

L'Orfanotrofio Maschile di Atri e la condizione odierna

(Prima Parte)

I.

       L' Orfanotrofio maschile di Atri, Istituto di beneficenza destinato dalle origini al sollievo delle miserie umane ed a soccorrere alla vita degli umili, è stato in questi ultimi anni falsato e snaturato non pure in quanto concerne la sua struttura e gli scopi suoi fondamentali, ma anche in quanto riguarda i rapporti dell'istituto con la scuola d'Arti e Mestieri, che vi è annessa, l'essenza, le funzioni di questa.
       Stimiamo pertanto per dovere di cittadino e per amore ad un Ente Giuridico, che contiene in sé stesso tanta virtù quanta ne occorre, affinché sia strumento efficace di benessere e d'incivilimento, di rilevare dinanzi all'Autorità, che ha per compito la sorveglianza delle Opere pie, i vari mali, che aduggiano la sua vita normale e ne corrompono l'indole e ne sfigurano lo scopo.
       L'esame di questi mali fatto con animo sereno e con ossequio assoluto del Vero, consiglierà, è lecito sperarlo, ai Poteri pubblici, di restaurare il rispetto della legge e del fine della fondazione negli organi che rappresentano l'Orfanotrofio o presiedono alla sua vita civile.
       Fa d'uopo pertanto rifarci dalle origini.
       I primi albori dell'istituto svaniscono nell'oscurità dei tempi; questo peraltro è certo: che nella prima metà del secolo decimosesto v'era in Atri un ospizio od ospedale dei poveri, posseduto in commenda dal cardinal Cicada, il quale nel 1555 ne fece rinuncia alla S. Sede.
       Senonché la cittadinanza atriana invocò dal Pontefice Paolo IV la concessione del beni dall'Ospizio assumendo a suo carico così il ricetto e nutrimento dei poveri e dei trovatelli, come la cura degl'infermi; Paolo IV ne accolse i voti e con bolla del 3 luglio 1556 concesse l'ospizio al Municipio di Atri, che d'allora in poi ne amministrò i beni per mezzo di delegati suoi eletti in pubblico parlamento.
       Tale stato di cose durò fino all'anno 1606, in cui il Duca di Atri, obbedendo a funesti consigli, chiese al Pontefice Paolo V, e questi concesse di trasformare il suddetto ospizio dei poveri, che s'intitolava da S. Andrea Apostolo, in casa di noviziato della Compagnia di Gesù; in effetti nel 20 aprile dello stesso anno innanzi ad Ascanio Fazio, Giudice dei contratti ed a Berardino Astolfi, pubblico Notaio, fu stipulata la cessione dell'edificio, dei beni dell'ospedale e della Chiesa di S. Andrea Apostolo alla Compagnia di Gesù, la quale assunse a sua volta l'obbligo di somministrare nello stabilimento un'abitazione comoda ai trovatelli, di spendere per il costoro mantenimento ben ducati annui 300 e di istituire in Atri e mantenere due scuole pubbliche, di grammatica l'una, di rettorica l'altra, cui fu aggiunta nel 1749, in virtù d'un legato del Duca Acquaviva di Atri, una terza scuola di filosofia morale.
       Quando l'ordine dei Gesuiti fu soppresso in queste contrade, il Municipio di Atri fu reintegrato nel possesso e nell'amministrazione dei beni dell'Ospizio; un real dispaccio del 1804 provvide, tra l'altro, ad un migliore ordinamento dell'amministrazione e commise alla Giunta Suprema della pubblica beneficenza di avvisare il modo più acconcio di formare dell'Ospizio una Casa di educazione. Fin dai primordi del secolo adunque si stimò utile di volgere l'Istituto a fini civili di educazione e d'istruzione del proletariato.
       L'ordinamento del 1804, modificato in parte coi decreti 16 ottobre 1709, 1 febbr. 1816 e 20 maggio 1820, ebbe vigore fino al 1851, nel qual anno un real decreto del 18 luglio tramutò l'Ospizio di S. Andrea Apostolo in Orfanotrofio Maschile. (1)

II.

       Il nuovo Istituto fu inaugurato il 16 Gennaio del 1760; gli fu segnato come scopo fondamentale e precipuo di accogliere i trovatelli, gli orfani d'ambo i genitori o d'uno di essi ed i fanciulli i cui genitori fossero incapaci, per speciali condizioni di cose, di provvedere alla loro educazione, dai sette ai dodici anni, di nutrirli ed istruirli nelle materie d'insegnamento delle scuole primarie od elementari, nella morale cristiana, nelle arti manovali del fabbro, dell'ebanista e via dicendo nell'agricoltura, nella calligrafia, nel disegno fino agli anni 18. All'alunno che usciva dall'istituto dopo aver compiuto il corso d'istruzione, cui s'era avviato, donavansi abiti, istrumenti del suo mestiere ed un sussidio in denaro bastevole a porlo in grado di provvedere agl'immediati bisogni della vita.
       Quest'ordinamento, che pur produsse frutti buoni per i tempi e per il luogo, era bensì perfettibile; la sua perfettibilità dovevano aver di mira quanti erano preposti alla direzione, all'Amministrazione ed alla sorveglianza dell'Istituto, affinché questo si componesse ad organismo più conforme ai bisogni ed alle esigenze della vita professionale moderna; piacque invece di sovvertire e sconvolgere ogni cosa e dal 1 giugno 1870 l'Orfanotrofio fu retto ed ordinato da novello statuto, con cui gli si prescrisse come scopo:
       1. di accogliere gratuitamente i trovatelli ed, in mancanza di questi, gli orfani nati nel comune dell'età non minore di anni 10 non maggiore di anni 14 e di mantenerli non oltre gli anni 20.
       2. di ammaestrarli nell'Agraria teorico pratica e proporzionatamente anche nelle lettere.
       L'insegnamento agrario teorico-pratico e quello letterario era impartito agli alunni dall'Istituto agrario, annesso all'Orfanotrofio e creato con lo statuto citato avanti. L'instabilità peraltro di questo ordinamento apparve sin dal nascere del novello istituto; nonché al prosperare di questo, insidiava alla sua vita, alla sua esistenza coloro, che avevano il compito di vegliare alle sorti dell'Orfanotrofio e di trarlo a migliore stato; dal 1870 al 1889 la storia dell'Orfanotrofio di Atri riflette la storia assai poco edificante delle invidie, delle ire di parte, dei dispetti e delle discordie cittadine. (2) Di qui quella rapidità vertiginosa ed inconsulta, con cui si mutavano uomini e cose e che era in pari tempo il segno più certo dell'assenza assoluta d'idee, della voltabilità di umori e di voleri, dell'incoscienza dei fini, che si volevano conseguire, presso i reggitori vicini e lontani dell'Orfanotrofio di Atri. In effetti nel 2 Giugno del 1875 il Consiglio Comunale di Atri discusse ed approvò un nuovo statuto per l'Orfanotrofio, che fu indi ratificato con R. Decreto del 15 dicembre 1876. Secondo quest'ultimo statuto furono confermati gli scopi prescritti all'Orfanotrofio dallo statuto del 1870; se non che all'Istituto agrario creato con questo fu sostituito una Scuola Podere, sottoposta all'ingerenza governativa, destinata a formare buoni agricoltori, fattori ed agenti di campagna e fu stabilita, per l'ammissione degli alunni, l'età dal 12 anno compiuto all'anno 14 e la loro buona condotta attestata con apposito certificato dell'Autorità competente.
       La scuola-podere, di mezzo ai contrasti continui tra Direttori ed Amministratori visse una vita assai miserevole e grama; gli uni gridavano allo sperpero, alla infruttuosità della scuola, alla incapacità didattica degl'insegnanti con poca coscienza e con pochissima competenza di giudizio; gli altri imputavano al malvolere, all'odio per la scuola, alla contentezza quasi congenita di tutto e di tutti, allo spirito gretto e taccagno del Consiglio di Amministrazione l'intristire dell'Istituto.
       Ispezioni ed inchieste si successero di frequenti, che quasi sempre resero giustizia agli insegnanti ed al Direttore e mossero biasimo e censura ad altri; (3) il Consiglio Comunale invocò più volte con apposite deliberazioni un ordinamento di educazione e d'istruzione meno uniforme, in guisa da consentire agli alunni di applicarsi a quei mestieri, cui inclinavano secondo le loro varie attitudini e tendenze e dopo recisi ed ostinati rifiuti da parte del Governo del Re a sancire una nuova riforma dell'Orfanotrofio, un nuovo Statuto proposto e deliberato dal Consiglio di Amministrazione il 21 Ottobre 1891 e il 3 novembre 1892 ed accettato dal Consiglio Comunale, fu approvato con R. Decreto del 4 Maggio 1893 sotto gli auspici del Ministero Giolitti.
       Di qui comincia un nuovo periodo, una fase speciale della vita dell'Orfanotrofio di Atri; di qui comincia una più profonda, e a giudizio nostro e d'altrui, una più deplorevole alterazione della natura essenziale dell'Istituto e dei suoi fini, che richiama ormai l'attenzione di tutti i cittadini di cuore e di senno e fa gridare l'allarme a quanti temono che l'Istituto di beneficenza più antico e più cospicuo della città perda a poco a poco le sue sembianze e l'essere suo.

       Avv. G. Quintilii

       (1) Nota — Vedi gli scritti e memorie pubblicate nel 1860 per l'inaugurazione dell'Orfanotrofio, raccolte dal suo primo Direttore Raffaele Palma, mio zio materno.
       (2) Basta citare, per tutti, i casi del prof. Bertini, del prof. Soldani, del prof. De Alessi, di G. De Simone.
       (3) Basta citare por tutte la relazione del prof. Bonghi, Commissario del Ministero dell'interno, dell'anno 1888.

(Seconda Parte)



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