I teramani nella Grande Guerra.
Il conflitto raccontato nelle pagine del Corriere Abruzzese
Anno 1915


Posta pel Campo

           Dal 24 ultimo scorso i nostri soldati hanno varcati i confini. Da quel giorno ad essi fu quasi tolto il conforto di sentirsi uniti alle loro famiglie per comunicazioni postali.
           Sono venute e continuano a giungere istruzioni pel pubblico, si sono messe in vendita buste speciali per la corrispondenza ai soldati, ma la corrispondenza al campo non arriva o arriva tardi.
           Di chi la colpa?
           Le Poste declinano ogni responsabilità: la censura assicura che tutto parte in regola: le autorità superiori, civili o militari, con le continue istruzioni al pubblico, pare vogliano fare capire che il pubblico ancora non sa compilare un indirizzo. Ma il fatto si è che al campo, là dove è più necessaria una parola affettuosa, un conforto, un eccitamento famigliare, la corrispondenza non arriva, come dovrebbe.
           Che proprio pochi, di quelli che hanno i loro cari al fronte, sappiano compilare un indirizzo come è voluto dalle giornaliere istruzioni delle autorità?
           Il «Veneto» di Padova ha accennato alle difficoltà per certe povere madri di attenersi a simili istruzioni; ma resta che la parte maggiore della corrispondenza è conforme alle prescrizioni e non di meno tarda inverosimilmente a giungere a destinazione.
           Noi non domandiamo nulla che sia al di là di un nostro sacrosanto diritto. Vogliamo che i nostri figliuoli che i nostri cari, che sono alla guerra, sappiano tutto ciò che devono sapere di noi. Non chiediamo trattamenti speciali. In questo momento tutti dobbiamo dare tutto ciò che è utile per la patria nostra. Sappiamo che i nostri cari non hanno bisogni materiali, che se saranno feriti verranno affettuosamente curati, che se dovranno soccombere mani pietose si occuperanno di loro. Noi chiediamo che le loro lettere vengano a noi: ci accontentiamo delle notizie ufficiali: ma vogliamo, e questo è, invero, un nostro diritto, che sia provveduto a tranquillarli intorno a noi. Non possiamo tollerare in silenzio che i loro telegrammi invochino quelle notizie che mandiamo regolarmente ogni giorno, e che finora non sono loro recapitate.
           Questo vogliamo: e il nostro grido non è isolato: siamo tutti nelle stesse condizioni!
           Si è sbagliato fino ad ora? Si corregga; ma si provveda e subito.
           Richiamiamo intanto l'attenzione del Comitato per la Preparazione sulla opportunità di istituire subito un Ufficio che possa mantenersi in continuo contatto con le famiglie degli ufficiali e dei soldati alle armi. Detto ufficio potrebbe tornare infinitamente utile nel dare, a quanti le richiedono, informazioni relative alla spedizione della posta, al conseguimento di sussidii, alle norme che regolano i varii soccorsi; ma — più che tutto — illuminare migliaia e migliaia di persone sul modo in cui le lettere devono essere spedite; se vi sia o non vi sia servizio di pacchi; come deve essere spedito il danaro, ecc., ecc.
           Della necessità di adottare provvedimenti utili si preoccupa pure qualche deputato. Vediamo per es., come l'on. Dello Sbarba abbia inviato ai ministri della Guerra e delle Poste e Telegrafi la seguente interrogazione: «Interrogo il ministro della Guerra e delle Poste per sapere come essi abbiano disposto od intendano altrimenti disporre, per migliorare l'ordinamento del servizio postale nella zona di guerra, sopratutto per l'agevolazione materiale della speditezza del servizio medesimo destinato a recare ai combattenti con la voce delle loro famiglie, la tranquillità dell'animo necessaria al compimento dell'altissimo dovere, e se non credano opportuno e doveroso consentire, come già fu fatto per la Libia, la franchigia postale, appalesandosi la nota cartolina-stampa, per l'Esercito e l'Armata, assolutamente insufficiente al soddisfacimento dei bisogni spirituali dei combattenti e delle loro famiglie».
           La franchigia postale, oltre a costituire un atto di giustizia, elimina inconvenienti di vario genere e primo fra tutti quello generalmente lamentato di far pagare alla famiglia il francobollo delle lettere che qui giungono senza essere state affrancate, per la semplicissima ragione che in molti dei paesi ove si trovano i nostri i nostri soldati francobolli non ne esistono.